Ripeteva che voleva andarsene da casa Beatrice Sulmoni, la donna di 36 anni di Obino, un paesino vicino a Mendrisio, scomparsa 10 giorni fa e ripescata senza vita venerdì scorso nelle acque del lago di Como, a Laglio. Erano troppi i problemi con il marito Marco Siciliano, quattro anni meno di lei, ora in carcere a Lugano accusato del brutale omicidio della moglie: prima l'ha colpita alla nuca e poi ha cercato di sgozzarla.Ieri, in tarda serata, con l'arresto dell'uomo, titolare di un centro di fisioterapia a Chiasso, il giallo della "donna del lago" è stato risolto: lui, messo alle strette dalla polizia cantonale, che in questi giorni ha lavorato passo a passo insieme ai Carabinieri comaschi, ha confessato. E non ha potuto fare altrimenti, perché ad incastrarlo è stato il cellulare della moglie, ritrovato poche ore prima, durante una perquisizione nella loro villetta a due piani, ai bordi di una strada del piccolo centro che si arrampica sulle montagne del Canton Ticino. Da quel telefono, secondo le indagini, Siciliano nei giorni successivi la scomparsa della moglie, avrebbe mandato ai parenti di lei una serie di sms con messaggi del tipo «Non cercatemi più», «Non chiamate la polizia» e «Lasciatemi tranquilla». Messaggi che però hanno insospettito gli inquirenti che, subito dopo la certezza che quel cadavere rinvenuto nel lago aveva un nome e un cognome, hanno provveduto a fermarlo. Poco credibile che Beatrice Sulmoni, casalinga e qualche saltuario lavoro come infermiera, abbandonasse così il suo figlioletto di 7 anni, a cui era molto legata.Qualche ora dopo il ministero pubblico cantonale, Rosa Item, con un provvedimento, ha disposto l'arresto: è stato lui ad uccidere la moglie in casa e poi a sbarazzarsi del corpo gettandolo nelle acque del Lario. Resta da capire in quale punto, molto probabilmente a nord di Laglio. Infatti polizia e magistrati al momento sono scettici nel ritenere che il cadavere della donna sia stato buttato dal cosiddetto "ponte dei suicidì", vicino a Ponte San Pietro, altro piccolo paese che "confina" con Obino, nel fiume Breggia o che sia stato gettato nella sua foce. Anche il movente sarebbe stato chiarito: motivi passionali e un rapporto di coppia che non funzionava più. Mentre in giornata Schiavo è stato interrogato dal magistrato per cercare di ricostruire tutti i particolari del brutale delitto e capire dove e quando si è "liberato" del corpo, la polizia scientifica per quasi tutto il giorno ha effettuato i rilievi nella villetta dei Siciliano. Inoltre è stata sequestrata l'autovettura dell'indagato. E si attende che arrivi a Lugano il cadavere della donna per l'autopsia.Intanto, mentre il paese, 500-600 abitanti, è incredulo per quel che è accaduto, perchè «sembrava una coppia tranquilla, era brava gente», i familiari di Beatrice, che hanno preferito sfuggire alle telecamere e ai taccuini, hanno affidato il loro dolore a uno scarno comunicato stampa: «La tragedia che ha colpito la nostra famiglia ci ha profondamente addolorati e scossi. In questo momento è ancora prematuro poter esprimere il nostro dolore nonché commentare quanto purtroppo accaduto». «Vi chiediamo quindi – concludono – di rispettare il nostro lutto, la nostra discrezione e la nostra intimità».