Teatro. «Funeral Home», e la paura della morte si allontana con l'ironia
Funeral Home
Ci vuole coraggio a portare sulla scena un argomento scomodo come la morte. E ci vuole coraggio a riderci sopra. Si può ridere per eludere l’argomento, oppure usare la risata come una chiave d’accesso a un tema scabroso. Giacomo Poretti insieme alla moglie Daniela Cristofori si avventura su questi terreni impervi con l’arma di una comicità intelligente che unisce leggerezza e profondità di sguardo, portando in scena al Teatro Oscar "Funeral Home" con la regia di Marco Zoppello (debutto nazionale domani, 10 dicembre, repliche fino al 14).
Protagonista è una coppia di anziani che vanno a portare l’ultimo saluto a un amico in una casa funeraria, luogo che sempre più spesso sostituisce la chiesa.
Lei, Rita, vuole arrivare presto, lui, Ambrogio, ne farebbe volentieri a meno. La morte lo terrorizza, non vuole neppure parlarne, mentre Rita ne fa argomento di conversazione. Lui cerca di fuggire dalla realtà, lei cerca di riportarcelo. «Portiamo in scena la paura più radicata nel cuore dell’uomo – racconta Poretti –. La vita è così bella che tutti noi vorremmo non finisse mai. Cerchiamo di prolungarla, di renderla migliore, illudendoci di esserne padroni. La società in cui viviamo ci vuole eternamente giovani, aitanti, possibilmente senza rughe. E più o meno consapevolmente esorcizziamo il momento in cui l’esistenza finirà e dovremo interrogarci - se non l’abbiamo fatto prima - su quello che c’è "dopo". Ammesso che ci sia un "dopo", perché molti pensano che tutto finisca quando chiudiamo gli occhi e il cuore smette di battere».
La comicità può essere un grimaldello per affrontare argomenti da cui si starebbe volentieri lontani, si propone come qualcosa di apparentemente inoffensivo, di fronte al quale il pubblico abbassa le difese, si lascia coinvolgere e prova a mettersi in gioco. Forse più e meglio di quanto accade nella vita ordinaria, dove l’incapacità di stare di fronte alla morte e alle domande che inevitabilmente evoca rimanda alla crisi di significato che investe l’esistenza, e che in tempi difficili come quelli che viviamo ingenera paure e allarga le maglie della fragilità.
«Per carità, non vogliamo trasformarci in teologi da palcoscenico, non abbiamo la pretesa di fare la morale a nessuno – chiarisce Poretti –. E pensando a Francesco che parlava addirittura di "sorella morte" ci sentiamo dei nani di fronte a un gigante. Ci permettiamo però di rilanciare certe domande che rimangono generalmente inevase. Come dire, almeno parliamone».
Negli undici anni di lavoro come infermiere all’ospedale di Legnano, raccontati in tono semiserio nel suo recente libro "Turno di notte", lui ha fatto i conti molte volte con la sofferenza e con la morte dei pazienti. «E ho maturato la convinzione che non può non esserci qualcosa che accade "dopo", altrimenti sarebbe come lavorare in una macelleria».
Il debutto nazionale di "Funeral Home" avviene al Teatro Oscar di cui è direttore artistico assieme a Luca Doninelli e Gabriele Allevi, con i quali due anni fa ha deciso di cimentarsi in una scommessa resa ancora più rischiosa dalla concomitante esplosione del Covid che ha paralizzato per mesi il mondo dello spettacolo. «Siamo ben consapevoli che Milano è una piazza popolata di teatri straordinari con programmazioni di alto livello, ma pensiamo che le voci debbano moltiplicarsi e che questa sia una città abitata da gente curiosa e disponibile alla novità. Per questo abbiamo coniato uno slogan che suona come una piccola grande sfida: "La sala è più emozionante del salotto"».
Funeral Home, le prove - Teatro Oscar
Un altro addio per un altro debutto
Il 17 dicembre l’Oscar ospita il debutto nazionale di "Materiali per la morte della zia", a cura di Bribude Teatro, drammaturgia in 9 quadri con molteplici scenari: preti alle prese con un funerale, agenti di pompe funebri in concorrenza tra loro, attori intenti a trasformare il teatro in un rituale sacro. Anche la zia defunta cambia identità in ogni quadro, diventando ora una salma su cui vendere e lucrare, ora una defunta emarginata soggiogata alla burocrazia, ora una sconosciuta che nessuno sa bene come onorare. Sullo sfondo una domanda: davanti alla morte cos’è davvero necessario?
DeSidera, per rilanciare il teatro
Si chiama deSidera il progetto messo a punto dal trio Poretti-Doninelli-Allevi per rilanciare il Teatro Oscar. Desiderare significa, all’origine, guardare attentamente le stelle, e indica la traiettoria ideale alla quale ci si ispira. Il progetto porta con sé la storia di un festival nato e cresciuto a Bergamo e che nel tempo si unisce ad un’altrettanto importante storia milanese: quella del Teatro de Gli Incamminati. Oscar nasce come teatro parrocchiale in via Lattanzio 58, a ridosso della Parrocchia di San Pio V e Santa Maria nel quartiere di Calvairate. La programmazione è un mix di generi, stili e linguaggi teatrali, sempre alla ricerca di compagni di cammino, con cui sviluppare progetti speciali.