Una trama sempre più inquietante, fatta di «intolleranza», «persecuzioni», che tende a schiacciare e vilipendere la «libertà religiosa». Eppure «la libertà religiosa – ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, nel corso di un’audizione davanti alla commissione Esteri della Camera sugli attacchi terroristici contro le minoranze cristiane nel mondo – non è meno importante di altre libertà per cui ci battiamo. Ci dobbiamo battere in tutti i contesti per affermare la libertà religiosa come libertà fondamentale del nostro tempo». Chiudere gli occhi – ha continuato il ministro di ritorno da un viaggio in Kenya dove ha incontrato anche l’arcivescovo di Nairobi John Njue – è un’ignavia, un’omissione: «La persecuzione dei cristiani è una delle sconvolgenti realtà del tempo che viviamo e farsene carico ci riguarda come italiani e come parlamentari. È una delle minacce più gravi a cui oggi assistiamo. Ignorarla non sarebbe prova di spirito laico ma di ignavia». Ma come si combatte l’ondata di intolleranza che si sta abbattendo sui cristiani? Quali sono le opzioni in campo? Per il titolare della Farnesina «la lotta al terrorismo non può prescindere da un’azione militare, nella quale per altro siamo già impegnati in Iraq, in Siria, in Libano, in Somalia. Contemporaneamente la dimensione militare pur essendo fondamentale non è sufficiente. Mi dispiace che su questo si aprano discussioni che io ritengo un po’ lunari. Sostenere la necessità di un’azione anche militare per il contrasto al terrorismo – ha aggiutno il ministro – mi sembra ovvio, così come è altrettanto ovvio che non solo la dimensione militare ci consente di vincere questa battaglia». Gentiloni ha poi indicato nello Yemen uno dei fronti più pericolosi: «L’azione terroristica di al-Shabaab, molto insidiosa in questo momento, può essere influenzata dallo Yemen e c’è il rischio che lo scontro in atto in Yemen lasci la parte orientale del Paese in mano ad al-Qaeda».Durante la sua vita nello Stato africano il ministro – incontrando la sua omologa kenyana – ha offerto una disponibilità di collaborazione nel contrasto al terrorismo, attraverso l’addestramento delle forze di sicurezza locali: «Abbiamo offerto una disponibilità di fare questa attività di formazione anche per 20 unità keniane impegnate contro il terrorismo», ha chiarito il ministro. Da parte sua, il presidente del Senato, Pietro Grasso intervistato ieri da
Radio Vaticana, commentando la forte denuncia di Papa Francesco, alla Via Crucis al Colosseo, sul «silenzio complice» di fronte ai cristiani «perseguitati», ha ammonito: «Parlare e agire, oggi, è un imperativo categorico perché oggi chi tace è colpevole».