Lavori in corso. Sulla seconda maxi-campata, Genova "rivede" il suo ponte
Il nuovo ponte di Genova prende forma
A nove mesi dalla demolizione dei monconi del ponte Morandi, Genova rivede lo skyline che, per cinquant'anni, ha caratterizzato la Valpocevera. Da questa mattina, quaranta metri sopra il fiume, svetta la seconda maxi-campata del nuovo viadotto autostradale, che così arriva a superare i 650 metri, ben oltre la metà della lunghezza dell'intera opera. All'alba è stato issato il tratto di impalcato fra la pila 9 e la pila 10, proprio quelle crollate il 14 agosto 2018, provocando la morte di 43 persone. Si tratta dell'undicesimo varo in cinque mesi, in un cantiere che vede all'opera, contemporaneamente, più di seicento persone, che diventano oltre mille considerando l'indotto. Per tutti sono adottate le misure di sicurezza e prevenzione disposte per fronteggiare l'epidemia di coronavirus.
«In un momento tanto difficile per tutta l’Italia, voglio ringraziare tutti coloro che, lavorando in modo instancabile, hanno reso possibile questo nuovo traguardo nella realizzazione del nuovo ponte, dando ancora una volta una concreta testimonianza delle
capacità dell’industria italiana», ha detto Alberto Maestrini, presidente di PerGenova, il consorzio di imprese incaricato di realizzare il nuovo viadotto, costituito da Fincantieri e Salini Impregilo. «Un’operazione dall’altissimo valore simbolico che avvicina la restituzione del nuovo ponte ai cittadini - ha aggiunto l'amministratore delegato Nicola Meistro -. Il lavoro ininterrotto delle 600 persone all’opera dimostra come Genova e l’Italia intera non si siano mai arrese e come trovino sempre la forza di reagire. Una forza che deriva dallo spirito di collaborazione e dal senso di responsabilità di cui gli italiani stanno dando prova anche in questo momento».
Caratteristica sottolineata anche dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che ha ricordato il “modello Genova”, portato ad esempio dal premier Conte per affrontare l'emergenza sanitaria in atto nel Paese. «Il modello Genova è molto semplice - ha ricordato Toti -: vuol dire collaborazione istituzionale, lealtà tra Istituzioni, obiettivi comuni davanti, capacità di scegliere e assumersi responsabilità, poteri per fare le cose. Il modello Genova è dare agli 8mila sindaci di questo Paese e ai presidenti di Regione quei poteri che servono per prendere decisioni».