Attualità

Dopo il crollo del Morandi. Il sindaco: «Genova rinascerà sotto il nuovo ponte»

Paolo Ferrario, inviato a Genova sabato 25 agosto 2018

Il sindaco di Genova Marco Bucci davanti alla mappa della nuova viabilità (Ansa)

Lo ha raccontato spesso, negli ultimi giorni, quello che ha pensato alle 11.50 del 14 agosto, quando gli hanno telefonato per dirgli che era venuto giù il Morandi. «Immaginavo la caduta di qualche calcinaccio, ho chiesto se qualcuno si fosse fatto male». Poi, quando ha capito, «la mente è tornata alle Torri Gemelle».

La catastrofe spartiacque della storia del mondo. Anche il dramma del viadotto sul Polcevera – con i suoi 43 morti, i quasi 600 sfollati e una città nuovamente divisa tra Levante e Ponente come mezzo secolo fa – segnerà un “prima” e un “dopo” per la bimillenaria storia di Genova. Di questo è consapevole il sindaco Marco Bucci, che da dieci giorni sta coordinando gli interventi per gestire la più grave emergenza per la città dal dopoguerra. Un dramma che sta mettendo in luce anche l’anima generosa di una comunità che si è forse scoperta più coesa di quanto pensasse o lasciasse vedere, con il moltiplicarsi delle iniziative di solidarietà.

Tanti piccoli rivoli confluiti in un grande fiume di bene sfociato, per esempio, nel progetto 'Angeli de Zena', una vera e propria mappa operativa della solidarietà messa a punto e costantemente aggiornata.

Sindaco Bucci, in questi dieci giorni che città ha incontrato?

Sicuramente solidale, con tanti, per non dire tutti, pronti a sacrificarsi per il bene della comunità, guardando non tanto al proprio interesse personale, quanto al bene comune. Mi vengono in mente tutti quelli che ci hanno chiamato per mettere case vuote a disposizione degli sfollati. C’è stata una grossa disponibilità anche degli operatori economici, come le imprese che hanno offerto i terreni per fare passare la nuova strada interna allo stabilimento Ilva per il traffico pesante diretto al porto.

Quando pensate di aprirla?

Il mio obiettivo è attivare questa nuova viabilità entro il 15 settembre. Si tratta di una strada di circa un chilometro che dovrà reggere un traffico di un migliaio di tir al giorno in arrivo da ponente e circa 1.400 container che si spostano da est a ovest e viceversa. Questo percorso permetterà ai mezzi pesanti di arrivare direttamente al porto, senza incolonnarsi nel traffico cittadino.

Come procede l’assegnazione delle case agli sfollati?

Continuano ogni giorno insieme a tutte le altre iniziative. Aver consegnato le prime abitazioni in sei giorni è un record di cui siamo orgogliosi, così come aver avviato i lavori per la nuova strada nove giorni dopo la caduta del ponte. Stiamo pensando a tutto e nessuno sarà lasciato solo, nessuno sarà abbandonato. Le famiglie sfollate possono scegliere se prendere una casa in affitto o andare da parenti. In entrambi i casi avranno diritto al sostegno economico previsto e questo mi sembra un grosso passo avanti. Nessuna assegnazione dall’alto. Ognuno può andare a vivere dove vuole e noi vogliamo che queste decisioni siano prese dal nucleo familiare. Ci pare questo il modo migliore per stare vicino alle persone.

Non soltanto gli sfollati sono in difficoltà, ma anche chi, come per esempio i commercianti di via Fillak, vive e lavora a ridosso della zona rossa: come state intervenendo per queste situazioni?

È previsto un aiuto economico e, se vorranno spostare il negozio e andare da qualche altra parte, li aiuteremo.Voglio dire, però, che il quartiere non è morto, anzi rinascerà e rinascerà bene. Sotto il nuovo ponte, che dovrà diventare un simbolo di Genova come la Lanterna, ci saranno giardini, non certo case. Il quartiere ci sarà sempre e sarà più bello di prima.

Prima, però, bisognerà pensare alla demolizione del ponte…

Come è stato detto, il progetto di demolizione sarà più complesso del progetto di costruzione. Non sarà un’operazione facile. Anche la zona rossa è mobile e destinata a mutare di pari passo.

Qual è l’ordine delle priorità?

Primo, che si possano portare via le cose. Secondo, i mobili. Se non dovessimo riuscirci certamente compenseremo le famiglie.

Il cambio al vertice della Commissione ministeriale che conseguenze avrà sui vostri piani?

Questa cosa non mi riguarda e non l’ho decisa. Il mio lavoro è ricostruire la città.

Che cosa l’ha fatta arrabbiare di più in questi dieci giorni?

Per fortuna, poche cose. Un po’ di burocrazia. Chi non si era ancora messo nell’ottica della dedizione totale alla causa ma ora, dopo qualche salutare sfuriata, anche costoro si sono messi nell’ottica giusta. E così andiamo avanti.