MEDICINA. Bologna, morte al Sant'Orsola le gemelline siamesi
mercoledì 7 settembre 2011
Non ce
l'hanno fatta Lucia e Rebecca, le gemelline siamesi unite per il torace e
l'addome nate con unico cuore e un fegato fuso a fine giugno al
policlinico S.Orsola di Bologna. L'estrema gravità delle loro condizioni
è stata certificata dal bollettino emesso ieri sera, quando i medici
hanno sottolineato il "progressivo ed incalzante quadro di aggravamento
delle condizioni generali, con modesta risposta ai trattamenti".
Condizioni precarie che non lasciavano spazio ad ulteriori atti
terapeutici, "che - spiegavano i medici - si mantengono protettivi e
proporzionati alla risposta clinica". E, soprattutto, gli accertamenti
diagnostici eseguiti durante la degenza "hanno mostrato progressivamente
le difficoltà di un intervento di separazione", a causa di
"malformazioni particolarmente complesse di molteplici organi e
apparati".Le condizioni delle piccine si erano aggravate una
prima volta il 29 luglio, soprattutto per la funzione ventilatoria, "con
difficoltà a mantenere un equilibrio degli scambi gassosi e del
metabolismo", come spiegava un imprevisto bollettino sanitario. I medici
avevano dovuto potenziare già da alcuni giorni le cure intensive, per
garantire il mantenimento delle funzioni vitali: in un primo momento il
sostegno era risultato efficace, poi la situazione si era aggravata. Nel
successivo bollettino del primo agosto, però, la situazione clinica era
stata definita "sostanzialmente recuperata, pur richiedendo continui
aggiustamenti terapeutici guidati dal monitoraggio emodinamico,
respiratorio e metabolico". Una settimana dopo, nuovo bollettino:
condizioni serie ma stazionarie, con "continui e complessi aggiustamenti
terapeutici" e il mantenimento di "un fragile equilibrio
cardiocircolatorio e respiratorio". Un altro bollettino, il 23
agosto, non aveva lasciato spazio a molte speranze, anzi, a fronte di
uno stato di salute sempre più precario si erano resi necessari numerosi
trattamenti molto complessi: "La condizione di vita comune delle
gemelle, attualmente ritenuta l'unica percorribile - scriveva il
Policlinico - evidenzia frequentemente eventi che vengono di volta in
volta affrontati dai professionisti della rianimazione pediatrica
incrementando i livelli di cura". Nuove note positive, invece, una
settimana dopo: al compimento del secondo mese di vita, le gemelline
erano cresciute, si muovevano spontaneamente - con le limitazioni della
loro condizione - e mostravano "qualche attenzione per l'ambiente
circostante". Le gemelline già nei primi giorni di vita erano
state operate all'intestino dal chirurgo Mario Lima, che aveva inserito
una patch sintetica per chiudere l'addome ed evitare un rigonfiamento
che potesse comprimere i minuscoli polmoni. L'obiettivo era quello di
agire sulla malformazione del cuore e stabilizzare le funzioni
respiratorie, per guadagnare tempo, farle crescere il più possibile,
aumentare il peso (2,5 kg alla nascita, premature alla 30/a settimana) e
così le poche probabilità di salvezza per una delle due. Questa è stata
la strada suggerita dal comitato di bioetica dell'università di Bologna
e condivisa dal comitato etico indipendente, oltre che dai medici. A
favore dell'intervento per la divisione si era espresso monsignor Rino
Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova
evangelizzazione: "Si deve prendere in considerazione il fatto che
ambedue le gemelle potrebbero morire per la situazione precaria in cui
si trovano. In questo caso il tentativo medico di intervento per salvare
almeno una vita sarebbe lecito. Ogni sforzo per salvarne almeno una è
da noi considerato come un atto di amore a favore della vita". Una
posizione condivisa dall'Arcidiocesi guidata dal card. Carlo Caffarra:
"Nel caso estremo e drammatico di pericolo di vita per entrambe, se non
ci saranno alternative possibili sarà sostenibile l'intervento di
separazione, perchè questo avrà il solo scopo di salvaguardare la vita
di una gemella". I genitori, una coppia del Ravennate con altri
due bimbi in tenera età, avevano già saputo dopo un'ecografia che le
figliolette erano unite, ma avevano comunque deciso di portare a termine
la gravidanza. "Hanno fatto una scelta consapevole, con un coraggio da
leoni", aveva commentato il prof. Lima. "Un caso estremamente complesso e
delicato", lo aveva subito definito il direttore sanitario del
Policlinico, Mario Cavalli. Lucia e Rebecca sono state assistite
24 ore su 24 da medici e infermieri, con tutte le terapie possibili per
garantire le funzioni vitali, fino all'ultimo, fatale aggravamento.