«Invece di promuovere referendum le Regioni facciano per l’ambiente quello che prevede la legge. Molte non lo fanno». È la dura accusa del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il quale conferma che domenica 17 aprile andrà alle urne a voterà «no». Ma difende anche la scelta dell’astensione del premier Renzi. «È legittima. E non avrà conseguenze. Ha fatto bene ad esprimere molto chiaramente la sua posizione che nella sostanza coincide con la mia». Mentre critica fortemente le regioni. «Sia al nord che al sud troviamo regioni dove la raccolta differenziata non è partita e c’è un uso ancora troppo intenso delle discariche, alcune abusive e già oggetto di un’infrazione Ue. Abbiamo troppi impianti di depurazione mal funzionanti o che addirittura non ci sono. Così sono dovuto intervenire in moltissimi casi con il potere sostitutivo, cioè nominando - come mi permette lo 'sblocca Italia' - dei commissari
ad acta per portare a termine questi interventi. È una patologia del sistema. Se devo nominare un commissario vuol dire che c’è qualcosa che non ha funzionato. Il turismo non lo spaventi con le trivelle ma col mare sporco». E poi, insiste, «il referendum interessa 48 piattaforme, 30 di fronte alla costa emiliano-romagnola, tra Ravenna e Rimini. Non mi pare che Ravenna e Rimini abbiano problemi di turismo. E forse non è un caso che quella regione non sia tra quelle che hanno promosso il referendum. Invece in prima linea c’è la Puglia, che di queste 48 piattaforme non ne ha nessuna».
Perché voterà no?Il problema non è tanto l’estrazione del petrolio ma consumarne sempre meno. Io vorrei vivere in un mondo che andasse solo a energie rinnovabili, dove ci fosse una piena efficienza energetica. Non vivo in quel mondo, ma in Italia dove il 96% della mobilità va ancora col petrolio e così gran parte dell’economia. E prendo atto che siamo in una fase di transizione. Il mio compito è quello di gestirla più in fretta possibile.
Rischi di incidenti, rischi per l’ambiente. Che garanzie dà?Abbiamo la normativa più stringente al mondo sulle piattaforme, è vietata l’estrazione entro le 12 miglia e adottato nei termini la direttiva Ue
off shore, attuandola in maniera molto rigorosa. L’equivalente del petrolio che noi estraiamo vale una superpetroliera al giorno che gira per i nostri mari. Qual è il maggior pericolo? Poi trovo moralmente non corretto dire 'non estraiamo il petrolio nei nostri mari perché è pericoloso' e lo andiamo a fare nell’altra parte del mondo dove abbiamo una sicurezza molto minore. Non c’è il nostro mare e il mare degli altri. Tutto il mare è di tutti.
C’è l’inchiesta in Basilicata che pone molti dubbi sulla legalità, anche dei controlli. Il problema dei controlli me lo sono posto e lo stiamo risolvendo con due iniziative. Un disegno di legge che verrà approvato dal Parlamento nelle prossime settimane per creare una rete nazionale delle Arpa, le agenzie regionali, in maniera che i controlli siano omogenei su tutto il territorio, perché oggi non lo sono. Poi la revisione del Titolo V della Costituzione dove gran parte delle materie ambientali vengono riportate al centro. La devoluzione non ha funzionato ed è stato uno dei problemi dei controlli ambientali.
Incremento tumori:Terra dei fuochi, Ilva e ora la Basilicata. La gente vuole risposte chiare. Sono assolutamente d’accordo. La Procura di Potenza sta indagando proprio su questo aspetto. Quando avremo i dati interverremo. Ma credo che i problemi ambientali si risolvano attraverso la scienza e non attraverso la pancia, ed è quello che stiamo provando a fare.
Tutela dell’ambiente contro tutela dei posti di lavoro. Come uscire fuori dal 'ricatto occupazionale'? La sfida è riuscire a fare impresa senza danneggiare l’ambiente. Oggi ci sono le condizioni per farlo. Abbiamo una tecnologia che ci aiuta molto. E anche una maturità, sia della società civile che di quella imprenditoriale.
Più volte il procuratore nazionale antimafia ha detto che più che di ecomafie dobbiamo parlare di reati d’impresa. Anche in questo settore abbiamo un’infiltrazione delle mafie che mi preoccupa molto. La risposta che abbiamo dato, forte e ferma, è stata l’introduzione degli ecoreati nel Codice penale. Anche se si è aspettato troppo. Noto però una nuova sensibilità tra le imprese anche se ci vorrà tempo.
Ci vorrebbero un po’ di espulsioni per chi non rispetta le leggi? Me lo auguro. Vedo una classe imprenditoriale che ha la possibilità di farlo e mi aspetto che lo faccia.
E le lobbies che tentano di condizionare le scelte politiche? Ci vuole una regolamentazione e il Parlamento lo deve mettere fra i punti prioritari. Per quanto mi riguarda non mi sono mai fatto condizionare da nessuno. Ho ascoltato tutti, le parti più forti e quelle più deboli, e ho provato a privilegiare l’interesse comune. Questo si può fare anche con le regole attuali. Ho apprezzato la decisione del ministro Guidi di dimettersi rapidamente. È stato un bel segnale per la politica. Una differenza rispetto al passato.