Attualità

G7 disabilità. La ministra Locatelli: la storia ci dà un'opportunità

Roberta D'Angelo martedì 15 ottobre 2024

Il palco con le delegazioni di tutto il mondo ad Assisi nel giorno di apertura del G7 sull'inclusione

Indubbiamente non esagera la ministra Alessandra Locatelli a definire l’evento «storico », considerando la posizione che nelle agende degli Stati occupano solitamente i disabili. E non delude mai Assisi, città scelta per aprire lunedì 14 ottobre i lavori del primo G7 a loro dedicati, simbolo di «accoglienza» e di «pace», parole che ripete con onore fra Marco Moroni, custode del Sacro convento di San Francesco, nel suo benvenuto ai ministri dei 7 Grandi del mondo (Italia, Canada, Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone), ma anche dell’Unione europea e dei Paesi ospiti (Kenia, Tunisia, Sud Africa e Vietnam). Ma c’è qualcosa che rompe la solennità dell’evento istituzionale. La loro presenza, i tanti disabili, che con le loro famiglie e i volontari sono stati chiamati tra i protagonisti. E chi sa cosa significa concedere un pizzico di spazio a un disabile, sa bene che non potrà mai impedirgli di trasformarlo in festa.

La spontaneità supera l’etichetta e contagia anche i rappresentanti dei governi. Le strette di mano si trasformano in abbracci e sorrisi, accompagnati dalla musica (tre le band: Allegro moderato, Rulli frulli e Si può fare band). Per un giorno Assisi è loro. Tra stand enogastronomici a bancarelle con prodotti fatti a mano, la città di san Francesco è un’esplosione di sentimenti che commuovono, ma soprattutto sorprendono, perché è questa la mission degli addetti ai lavori: dimostrare che «non siamo sempre e soltanto un evento», come spiega suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio per la pastorale delle persone con disabilità della Cei. Insieme con i volontari (120 a pieno regime, per 2.500 partecipanti di 60 associazioni), suor Veronica lavora da giorni all’accoglienza, per «far sentire a casa » tutti gli ospiti. Molti dei quali impegnati proprio nella ricezione.

I ragazzi del Serafico - struttura di eccellenza per la cura e la riabilitazione di bambini e ragazzi con disabilità - sono un po’ i “padroni di casa”: sotto la guida del maestro panificatore Andrea Pioppi, preparano pane e dolci, e servono ai tavoli. Ai fornelli con grande impegno (data la mole degli ospiti) anche i ragazzi della Trattoria degli amici, storico ristorante nel cuore di Roma, a Trastevere, grande intuizione della Comunità di Sant’Egidio, in cui lavorano ragazzi disabili in cucina o camerieri. L’esperienza con i turisti della Città eterna è una garanzia delle loro capacità.

Ma - e anche questa è una peculiarità di buona parte dei disabili ciascuno a modo proprio e con le proprie capacità, sa essere molto pignolo e meticoloso. Tra gli stand, i loghi delle associazioni. Dietro i loghi, medici, ricercatori, assistenti, ma anche famiglie e i protagonisti di questo G7: vite difficili, a volte impossibili, rese tali dalle barriere architettoniche ma più ancora culturali, che questo evento vorrebbe mettere al bando. Aisla, Uildm, Famiglie Sma e Centri Clinici NeMo sono uniti insieme sotto un’unica postazione. Si promuove il diritto alla salute e la piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica, come stabilisce la Convenzione Onu. L'obiettivo principale è «abbattere le barriere architettoniche e culturali per creare una società più inclusiva». L’occasione umbra può rappresentare un punto di svolta.

«Oggi - dice la ministra Locatelli - la storia mette un punto dopo il quale non dovremo fare più retromarcia, non torneremo indietro perché siamo qua tutti insieme. La storia dà una nuova opportunità alle persone». Un G7, sottolinea, che «si chiama “inclusione e disabilità”» (a cui Poste italiane dedicano un francobollo), ma che, appunto, «parla di persone». Quelle che dovrebbero essere al centro di tutte le politiche. E che hanno stessi diritti. Insomma, Locatelli sperava in «entusiasmo e partecipazione» e a sera, in attesa di trasferirsi a Solfagnano, dove tra oggi e domani si apriranno formalmente i lavori, può dirsi soddisfatta.