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Il G20 a Rio. Sulla tassa ai ricchi Meloni è più vicina a Lula che a Milei

Marco Iasevoli, inviato a Rio de Janeiro domenica 17 novembre 2024

Giorgia Meloni assieme a Lula al G20 di Rio

All'ultimo G20 di Joe Biden, la presenza di Donald Trump si avverte per interposta persona attraverso il presidente argentino Javier Milei, che sta a provando a scardinare le precedenti intese sulla tassa ai super-ricchi.

La diatriba tra Milei e Lula non scompone più di tanto Giorgia Meloni, arrivata a Rio de Janeiro sabato notte e che ieri ha vissuto una giornata divisa a metà tra istituzionale e privato: alle 12.30 il bilaterale proprio con Lula, a seguire visita personale alla città e al Cristo redentore insieme alla figlia Ginevra e al ministro Giorgetti, che per l'occasione ha sfoggiato una maglietta del Botafogo.

Il bilaterale tra Meloni e Lula ha confermato la singolare ma non casuale vicinanza tra i due leader proprio sulla global minimum tax, che ha avuto una buona accelerata al G7 italiano di Borgo Egnazia. Sintonia anche sulla lotta alla povertà e piani alimentari, temi su cui è atteso oggi l'intervento del cardinale Parolin con un messaggio del Papa.

Dunque Meloni più vicina a Lula che a Milei, almeno sulla questione sociale. Mentre sul nodo della transizione energetica le divergenze tra Italia e Brasile vanno lette nel quadro della polarizzazione tra Paesi industrializzati ed emergenti. In ogni caso Meloni e Lula hanno concordato una seconda visita italiana per aggiornare il Piano d'azione strategico e rafforzare i 40 miliardi di interscambio commerciale. Il governo brasiliano non ha mancato l'occasione per pressare Roma sui disservizi di Enel a Sao Paulo.

In realtà il G20 registra problematiche molto più ampie rispetto alla tassazione dei ricchi, soprattutto sull'Ucraina. Fonti diplomatiche italiane informano degli sforzi per raggiungere un equilbrio quanto più possibile vicino a quello del G20 del 2023 in India. Sul lavoro dei diplomatici è calato anche il gelo del superattacco russo nella notte tra sabato e domenica, di cui in questa sede si va poco oltre il "prendere atto". Non ci saranno, insomma, "condanne nette". Ancora fonti diplomatiche italiane registrano un forte attivismo nel dialogo da parte degli sherpa russi - la rappresentanza istituzionale di Mosca è affidata a Lavrov -, con la consapevolezza però di non poter strappare ai Paesi del G7 cambi di linea rispetto alla posizione del sostegno granitico a Kiev. Molto attiva anche la diplomazia cinese, a dimostrazione di un mutamento di scenario in corso.

Il G20 vero e proprio inizierà oggi: la premier interverrà alla prima sulla lotta alla fame e alla terza sulla transizione, fissata per domani. Meloni avrà bilaterali con l'indiano Modi con la stipula di un nuovo Piano d'azione, il canadese Trudeau (sarà un momento di passaggio tra la presidenza italiana e canadese del G7) e con il presidente della Banca mondiale, l'indiano Banga. Smentito per ora un bilaterale con Macron. Previsto invece un passaggio nella dichiarazione finale sull'"immigrazione regolare", caro a Roma. Non ci sono passaggi specifici sull'Africa nel capitolo dei nodi geopolitici, a fianco a Kiev e Gaza. Assente Mohamed bin Zayed, Meloni vedrà però il principe ereditario emiratino per l'organizzazione di un business forum nell'alveo del Piano Mattei.