Brescia. Rubate reliquie di Wojtyla. «Restituitele, anche in forma anonima»
Furto al Santuario Montecastello a Tignale, sulla sponda bresciana del Lago di Garda, dove sono state portate via le reliquie con il sangue di San Giovanni Paolo II e i frammenti ossei del beato Jerzy Popieluszko. I ladri si sarebbero finti turisti per entrare nel monastero e avrebbero rubato le reliquie dall’altare maggiore attorno all’orario di chiusura serale. Il custode ha lanciato l’allarme solo il giorno successivo. Indagano i carabinieri.
«Si tratta di un atto gravissimo opera di sconsiderati che hanno privato il Santuario e l’eremo di Montecastello delle cose più care», commenta don Giuseppe Mattanza che è anche Vicario della Zona pastorale.
Le reliquie di San Giovanni Paolo II e del beato Jerzy Popiełuszko erano state donate al Santuario nel 2014 dal cardinale di Cracovia, Stanislaw Dzixisz, in occasione di un pellegrinaggio parrocchiale. «Oltre ai reliquiari – continua don Mattanza – i ladri hanno prelevato anche sei calici, un paio di pissidi e altri oggetti di minor valore».
Le reliquie, aggiunge don Mattanza, «sono catalogate e non potranno mai finire sul mercato». Il sacerdote ha infine invitato i ladri a restituire gli oggetti anche in forma anonima.Al Santuario di Montecastello di Tignale non risultano in passato, altri furti o tentativi di sottrarre le reliquie. «L’auspicio è che il maltolto possa essere recuperato in breve tempo come avvenuto in un’occasione analoga ad inizio estate con la reliquia di San Giovanni Bosco», dice il parroco.
L'area del santuario è sprovvista di videocamere di sorveglianza, ma non si esclude che altre telecamere poste lungo il tragitto possano fornire suggerimenti decisivi all'indagine.Dalle prime indagini, ha riferito il rettore in una intervista a Radio Inblu, “sembra quasi certo che per poter compiere un furto con questa modalità doveva esserci qualcuno del posto che ha contribuito a far entrare nel santuario e far conoscere il percorso. Chi ha rubato gli oggetti già conosceva il santuario”.
“La mattina del 17 ottobre, all’apertura del Santuario, - ha ricostruito il rettore - ci siamo accorti che una delle porte laterali del santuario era aperta dall’interno. Ogni sera la custode, alle 18.30, chiude il santuario e diventa difficile poter entrare. È quasi impossibile aprire queste porte, se non dall’interno. Probabilmente qualcuno verso la sera del giorno precedente si era nascosto dentro il santuario, e dopo la chiusura ha potuto aprire le porte. I carabinieri hanno individuato che si trattava di più di una persona. Sono stati portati via alcuni oggetti non di grande valore artistico, quanto soprattutto di un grande valore spirituale e affettivo per la comunità di Tignale. Sono state sfondate le porte delle sacrestie e da una di queste sono stati asportati sei calici, due pissidi, alcuni piattini per la comunione, le ampolline, e soprattutto la cosa che lì avevamo di più importante: la reliquia del beato Popieluszko. Poi i ladri sono penetrati nella Casa santa (il luogo più interno del santuario), dov’era custodita la reliquia di San Giovanni Paolo II che consisteva in un po’ di sangue, custodita in una piccola teca, che noi avevamo ricevuto in dono dal cardinal di Cracovia Stanislaw Dziwisz, quando nel 2014 la parrocchia fece un pellegrinaggio in Polonia”.
Un «putiferio mediatico», scrive il direttore del settimanale diocesano don Adriano Bianchi, anche in considerazione del fatto che «le reliquie di Tignale sono un dono certo prezioso per quella comunità cristiana, richiesto in Polonia e concesso dal card. Dziwisz (ex segretario del Papa polacco), ma potremmo definirle “comuni” rispetto a quelle “insigni” di cui detto sopra. Molte altre simili sono sparse in tutto il mondo, fors’anche in reliquiari più preziosi di quelli trafugati (che paiono essere il vero interesse dei ladri). Pertanto nulla di materialmente rilevante è stato tolto a Montecastello. Molto è stato tolto alla devozione di quel popolo che si sente ferito quando si toccano i propri santi o quelli le cui testimonianze che sono ancora vive nel cuore di chi li ha conosciuti e amati».