"Ci sentiamo tutti piccoli di
fronte a un fatto come questo". Così ha esordito il parroco
della chiesa di Altichiero (Padova) all'arrivo, per i funerali,
del feretro di Domenico Maurantonio, lo studente padovano di 19
anni morto in gita scolastica a Milano.
La bara coperta di fiori è entrata puntualmente alle 10,30
nella chiesa per una cerimonia composta, come richiesto dal
parroco. Gremita all'inverosimile la
chiesa per la funzione.
"Se tutta la verità è uscita
bene, se ce n'è ancora di nascosta sotto il magone e la paura
speriamo che la si lasci uscire al più presto, per quanto male
possa fare, perché solo con la verità c'è futuro e libertà" ha detto don Lorenzo,
durante l'omelia. Accorato il saluto del padre. "Tutti abbiamo un debito di verità
e coscienza nei confronti di Domenico. Era il mio amico, il mio
eroe. Mi prendeva in giro perché ero troppo vecchio, ma lui ci
ha lasciato troppo giovane. Per raccontarlo mi ci vorrebbero 19
anni, non so se avrò la forza di andare avanti" ha detto Bruno
Maurantonio, parlando dall'altare al termine dei funerali. "Ha lasciato qualcosa di
importante - ha aggiunto - che noi dobbiamo portare avanti".
Intanto è ancora giallo sulla dinamica della morte del giorvane. Gli inquirenti stanno lavorando per confrontare le varie versioni sugli
ultimi minuti di vita di Domenico, Hanno risententito per
ore i compagni del liceo Ippolito Nievo, dopo gli
interrogatori successivi al ritrovamento del corpo all'alba di
domenica.
Escluso il suicidio o una caduta accidentale, tra le piste
che rimangono in piedi vi sono soprattutto quelle di una
goliardata o di un festino finito male. Tutta da verificare la possibilità che nelle mani di chi si sta occupando del caso vi siano immagini, fotogrammi rubati nella stanza divisa da Domenico e dai suoi amici che potrebbero raccontare una verità diversa dai tanti "non so" e "non ho visto nulla" riferiti sino ad ora. L'ipotesi più probabile è che il ragazzo abbia ingerito una grande quantità di alcol che avrebbe provocato la dissenteria. Intanto i compagni si sono sottoposti volontariamente al test del dna.
Il sospetto di mamma Antonia, insegnante, lanciato ieri su Facebook, appare come un j'accuse rivolto ai docenti che accompagnavano il
gruppo in visita all'Expo ma soprattutto ai compagni di camera
del figlio: impossibile che nessuno abbia visto o sentito nulla.
Probabile, invece, che più di qualcuno non parli o ometta,
magari per paura di un coinvolgimento diretto, pezzi importanti
della ricostruzione dell'accaduto.
Nelle mani degli investigatori, che procedono per omicidio
colposo, si sono aggiunti pochi elementi nuovi.
Una foto, raccapricciante, mostrata ad uno degli insegnanti dal
telefonino di un inserviente dell'hotel, che ritrae il giovane
esanime al suolo. E le parole della preside, Maria Grazia
Rubini, che insinua nella vicenda l'ombra di un uomo misterioso,
uno slavo, che si sarebbe aggirato in prossimità delle stanze
dei ragazzi