Verso la manovra. Frenata: lunedì solo il decreto fiscale
Conto alla rovescia per la presentazione della legge di bilancio con la maggioranza e il Mef ancora impegnati a definire la misure annunciate e, soprattutto, le relative coperture. Sul tavolo in particolare c’è il decreto fiscale, atteso lunedì in Consiglio dei ministri assieme al documento da inviare a Bruxelles (il cosiddetto Dpb, documento programmatico). Ma non ne uscirà il resto della manovra per la quale, malgrado il desiderio di bruciare le tappe per «spiegare » il testo ai mercati, alla fine ci si potrebbe prendere ancora qualche giorno (la scadenza è sabato 20). Le ultime bozze in circolazione del testo fiscale, basate su una nuova stagione di rottamazione, non sembrano in grado di 'fare cassa' nella misura necessaria. Mentre sulla cosiddetta pace fiscale riguardo alle somme non denunciate, una misura vicina al condono, ancora non c’è accordo tra M5s e Lega. L’altro tema è quello delle pensioni: forse l’intervento che, in prospettiva, ha il maggiore impatto sui conti pubblici e che è al centro delle preoccupazioni europee.
Ieri il ministro Tria ha smorzato l’allarme lanciato il giorno prima dal presidente dell’Inps. «Boeri avrà le sue stime. Quando sento 100 miliardi (di maggiore debito con le nuove norme, ndr) bisogna vedere qual è l’arco temporale in cui si accumula questo debito», ha osservato aggiungendo che «poi ognuno mantiene le proprie stime e la propria opinione». Insomma, si tratta di previsioni controverse. A proposito dell’Inps, secondo quanto riporta l’Huffington Post, il governo punta a raddoppiare le nuove assunzioni previste dall’istituto (da circa mille a duemila) in vista dell’avvio delle nuove regole sulle uscite pensionistiche, cioè quota 100, e del reddito di cittadinanza. Un rafforzamento delle strutture sul territorio su cui potrà far leva il prossimo presidente, dal momento che Boeri termina a febbraio il suo mandato e che molto difficilmente, dopo i ripetuti scontri con il governo in carica, verrà riconfermato.
Altro capitolo delicato, quello delle banche: secondo alcune fonti di governo si starebbe lavorando sull’ampliamento del Fondo centrale di garanzia delle banche che avrebbero difficoltà a reggere l’urto dei mercati ma ufficialmente l’intervento viene smentito. Infine si parla anche di misure relative alle assicurazioni: «Dobbiamo abbassare i premi assicurativi e le tariffe che in alcune zone d’Italia sono indecenti», ha detto ieri il vicepremier Di Maio.
Intanto lo stesso Tria risponde anche alle critiche sulla manovra arrivate dalla Ue e ieri anche dal Fondo monetario: rispettare le regole? «I Trattati indicano il 3% e questo viene rispettato», ha detto il responsabile del Mef a margine del vertice di Fmi e Banca Mondiale in corso a Bali. «È chiaro che ogni istituzione dà dalle raccomandazioni, poi si instaura un dialogo e si fanno delle scelte di policy che a volte coincidono con le raccomandazioni e a volte divergono, non c’è nulla di strano», ha spiegato Tria. Il dialogo avviato «con la Commissione europea è costruttivo, ci saranno dei rapporti, delle discussioni e tutto questo rientra nel quadro complessivo delle regole europee. Anche quando un Paese diverge da alcuni sentieri si aprono discussioni e procedure che rispondono a un quadro europeo. Tutto si svolge totalmente nel quadro legale europeo. Vedremo – ha concluso – come riusciremo a spiegare le scelte italiane a favore della crescita e a favore di una discesa effettiva del rapporto debito/ Pil che finora non c’è stato».
Fisco. La rottamazione- ter indicata nella bozza del decreto fiscale prevede incassi di oltre 11 miliardi in 5 anni, ma alla cifra vanno sottratte le risorse che altrimenti sarebbero arrivate con la riscossione ordinaria e la rottamazione bis: la conseguenza è che per il 2018 il gettito netto della misura sarebbe vicino allo zero. Per fare gettito (la manovra conta su ben 8 miliardi di nuove entrate) si fa affidamento sulla pace fiscale. Ma la «quadra » tecnica e politica ancora non c’è. Scesa da un milione a 200.000 euro, la soglia degli sconti fiscali è ancora oggetto di dibattito fra M5s e Lega, così come lo strumento per attivarla. Sarebbe infatti stata esclusa la dichiarazione integrativa sui redditi non dichiarati, mentre si fa strada l’ipotesi di un compromesso su un potenziamento del già esistente ravvedimento operoso, che convincerebbe di più i pentastellati, contrari anche a qualsiasi sconto penale. Nell’ultima bozza viene invece confermata la cancellazione totale delle mini cartelle entro i 1.000 euro, relative agli anni dal 2000 al 2010. La misura consentirebbe di liberare il 'magazzino' della ex Equitalia di un quarto dei crediti non riscossi, cancellando il 25% delle cartelle.
Pensioni. Se il dl fiscale sarà sul tavolo dei ministri lunedì, per la manovra occorrerà – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti – attendere qualche giorno di più. L’obiettivo di aprire una ampia breccia nella riforma Fornero è ben delineato ma il cantiere non è ancora chiuso. Il via alla nuova 'quota 100' (38 anni di contributi e 62 o più di età) partirebbe non da gennaio ma in primavera e grazie a un meccanismo di finestre temporali di uscita, la prima ad aprile e poi con cadenza ogni 3 mesi. Una strada che permetterebbe di ridurre le uscite nel 2019 e di conseguenza i costi di avvio del nuovo sistema. La platea potenziale interessata è di circa 400mila lavoratori anche se il governo mette in conto che non tutti usciranno subito.