Attualità

INTERVISTA. Frattini: avanti fino a quando Gheddafi cadrà

Arturo Celletti domenica 20 marzo 2011
«La pressione internazionale crescerà, giorno dopo giorno, di intensità, di forza. E l’obiettivo sarà uno solo: isolare il regime. Indebolirlo. Togliergli aria…» Franco Frattini riflette a voce alta sullo scenario libico. Rivela che nelle prossime ore una delegazione dell’Unione africana incontrerà a Tripoli il Colonnello per chiedergli ancora una volta di lasciare. Ricorda il pressing sempre più deciso della Lega araba. Poi, a voce bassa, azzarda una previsione: «Nessuna persona ragionevole può pensare di restare in questo quadro». Ascoltiamo il ministro degli Esteri e pensiamo a una sola cosa: quanto tempo, però,  verrà impiegato per rovesciare il rais? Frattini risponde senza nessuna esitazione: «Se il calcolo di Muammar Gheddafi è quello di morire davvero con tutti i filistei ci vorranno più giorni, magari più settimane,  ma una cosa deve essere chiara:  la nostra scelta è irreversibile. Assolutamente irreversibile. Andremo avanti fino a quando il regime non verrà rovesciato».   È già buio. Frattini ha parlato a lungo con Berlusconi reduce dal vertice di Parigi. «Questo è il momento della responsabilità. E confermare l’impegno italiano è stata la scelta giusta». Perché «era in gioco il prestigio internazionale e non potevamo certo correre il rischio di essere marginalizzati». E perché se la «conseguenza dello scontro libico dovesse davvero essere un’ondata migratoria l’Italia avrà uno straordinario argomento in più per rivendicare il burden sharing con l’Europa». La condivisione tra tutti gli Stati Ue dei rifugiati che arriveranno…Già. E pensi se ci fossimo defilati; pensi se fossimo rimasti a guardare… Saremo costretti a fare i conti con l’ondata di immigrati e non avremmo nessun titolo per chiedere agli altri Paesi dell’Unione di condividerla con noi. Ma noi ora siamo in prima linea e l’Europa non potrà dire all’Italia "arrangiati". Vuole la verità? Questo è un argomento che anche la Lega potrà, anzi dovrà, apprezzare.Il rovesciamento di Ben Ali sembra aver moltiplicato gli arrivi dalla Tunisia.Il problema vero è l’allentamento di controlli. E martedì io Maroni saremo quasi certamente a Tunisi per definire un accordo bilaterale. Incontreremo il nuovo primo ministro. Siamo pronti a un aiuto concreto; abbiamo sbloccato 90 milioni di euro; ci sono mezzi italiani per il pattugliamento navale delle coste tunisine… Ma vogliamo garanzie che questo traffico di esseri umani venga bloccato. Novanta milioni di euro li ha stanziati la Ue?No, la Farnesina. Abbiamo chiesto all’Europa quando avesse a disposizione per i Paesi in prima linea sul versante immigrazione. Ci hanno risposto 25 milioni di euro. Per tutta l’Europa. Per  tutti i 27 Paesi. È assolutamente ridicolo. Già ridicolo. Ma questa Europa è egoista e disattenta e l’idea di solidarietà ancora scarsa. E allora?Allora non possiamo offrire nessun argomento nel senso del disimpegno. Nel momento in cui l’Italia diventa davvero indispensabile alla gestione e alla conduzione di una missione così importante si negozia da posizioni di forza. Se negozi stando seduto a guardare fuori dalla porta nessuno ti prende nemmeno in considerazione. È la logica spietata della politica internazionaleCasini dice Francia e Gran Bretagna ci hanno soffiato un ruolo da protagonista anche nei rapporti commerciali con la Libia.Non credo che questo ruolo si potesse mantenere al prezzo di un sostegno a Gheddafi e nemmeno al prezzo di rompere l’unità internazionale. Abbiamo fatto bene a seguire le logiche della coalizione internazionale, a mantenere unita l’Europa... E poi in queste ore a Bengasi  sanno perfettamente quanto l’Italia sia vicina al popolo libico che soffre. E sanno  anche come a differenza di altri abbiamo chiuso i conti  con un passato coloniale. E poi…E poi che cosa ministro?Quella che si è formata è una coalizione. E in una coalizione c’è un principio chiaro da  rispettare: le decisioni si condividono e le scelte devono essere davvero multilaterali. Ma ora siamo alla fase uno;  per la fase due dovrà essere la Nato a guidare. Berlusconi dice per ora solo le basi?Senza le basi italiane questa missione non si farebbe con l’efficacia con cui si farà.  Tutto sarebbe diverso.  Gli aerei ce li hanno tutti, le basi ce le ha date la geografia e una cosa è partire da una porta aerei in mezzo al mare un’altra da una base militare attrezzata. Fini vi rimprovera e parla di decisione  tardiva?I carri armati di Gheddafi hanno marciato più velocemente della risoluzione dell’Onu ma questa è la diplomazia e Fini è stato ministro degli Esteri…  Forse la risoluzione poteva arrivare prima ma occorreva trovare un consenso largo e soprattutto coinvolgere i Paesi della Lega araba Ministro che direbbe a Gheddafi? Di pensare al popolo libico e di passare la mano, di uscire di scena. Potrebbe trovare riparo in un Paese dell’Unione africana e mettere così in moto un processo di riconciliazione nazionale. L’opposizione di Bengasi non è ostile a riprendere un contatto con le varie tribù libiche ma c’è una precondizione: non si può trattare con chi ha sparato sul suo popolo.