Intervista a Fratoianni. «Migranti e pace, bisogna cambiare rotta»
Segretario di Sinistra italiana e candidato alla Camera per la lista costruita con Europa verde, Nicola Fratoianni, pone tra le sue priorità un cambio di rotta sulla gestione dei flussi migratori, mentre sul lavoro, dice, è papa Francesco «a indicare la via maestra».
Fratoianni in che modo ritiene di limitare tragedie come la morte dei quattro bimbi in mare dei giorni scorsi?
L’episodio denuncia l’ipocrisia, l’inefficacia e la barbarie delle politiche europee di fronte a un fenomeno strutturale e complesso. La risposta emergenziale ha fallito e ha contribuito ad alimentare una catena infinita di tragedie. Occorre un cambio di passo. Di fronte alla follia di chi chiede muri, porti chiusi e blocchi navali, chi ha resistito ha praticato umanità e politiche più efficaci come quelle di chi salva vite in mare. Dobbiamo ripartire da lì.
Cosa comporterebbe l’eventuale ritorno dei decreti sicurezza di Salvini?
Sono misure che non hanno mai funzionato e che oltre ad alimentare la morte nel Mediterraneo, il traffico di esseri umani e le detenzioni nei campi libici, aumentano anche l’insicurezza percepita e reale. Quando demolisci il sistema di accoglienza generi il caos. Queste sono state le conseguenze di una scelta precisa di chi ha investito sul "disgoverno" dei flussi per attrarre consenso.
Cosa pensa delle parole del Papa agli industriali e come tradurle in un programma secondo lei?
Ancora una volta il Papa indica la via maestra. Credo che il Paese sia gravemente ammalato di disuguaglianza e che la risposta sia nella ricostruzione di un apparato di dignità, sia nel salario minimo (che noi proponiamo sia di 10 euro lordi), sia nella riduzione drastica delle infinite forme di precarietà che condannano un’intera generazione all’incertezza. Occorre poi un deciso adeguamento dei salari all’inflazione.
Passando alla guerra, le sue posizioni sull’invio di armi sono conciliabili con quelle degli alleati del Pd?
Credo di sì. Abbiamo detto dall’inizio, senza demonizzare le scelte di nessuno, che di fronte alla tragedia e all’aggressione della Russia – che abbiamo sempre condannato –, quella delle armi non può essere l’unica strada. Ancora di più, di fronte alla controffensiva di Kiev, il tema della vittoria della guerra non può ridursi alla sola dimensione militare, perché si rischia di condurre il mondo intero a un ulteriore aggravamento di un conflitto potenzialmente devastante. La nostra prospettiva è una via d’uscita non armata e un’Europa che abbia al centro un governo dei conflitti sempre più orientato alla smilitarizzazione. Per questo trovo una follia la decisione di aumentare al 2% del Pil la spesa militare.
Che idea si è fatto dello stallo sulla tassazione degli extraprofitti?
Innanzi tutto oggi (ieri, ndr), la procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo che assieme ad Angelo Bonelli abbiamo presentato un esposto per capire perché non si è riusciti ad incamerare neanche la cifra che sarebbe stata garantita dall’imposta del 25% (comunque insufficiente) stabilita dal governo. Ma ad ogni modo abbiamo chiesto da subito che quella percentuale salisse fino al 100%. Si tratta di profitti che vanno oltre un normale margine di guadagno, che si sono formati dentro meccanismi speculativi e nel quadro di una crisi che invece ha gettato nella miseria famiglie e imprese.
Letta ha definito la vostra alleanza "elettorale" e non "di governo", che ne pensa?
Sappiamo benissimo che si tratta di un’alleanza elettorale sulla base della difesa della Costituzione. Consiglierei a tutti, Letta compreso, di concentrarsi su come prendere voti per vincere le elezioni.