Attualità

SESTA TAPPA. «Signore dacci le gambe per completare il nostro cammino»

Antonio Maria Mira mercoledì 12 giugno 2013
Fatica e natura. E qualche tensione. La penultima tappa, il "tappone", si sintetizza in queste parole. Da Artena a Ciampino, ormai alle porte di Roma, 33 chilometri previsti, poi risultati 37. Ma siamo ormai in vista della nostra meta, tanto desiderata fin dal primo giorno, l'incontro con Papa Francesco. Quello di cui parlano in continuazione i sei detenuti. Partiamo alle 6,20 e la preghiera è un preludio alla nostra giornata. «Signore dacci le gambe per completare il nostro cammino, se non ce la faranno sarà la testa a sostenerci, se non ce la farà la testa sarà il cuore a sorregerci», sottolinea Monica D'Atti, della Confraternita di San Jacopo di Compostella. Parole adattissime a quello che ci aspetterà. Lasciamo così Artena dove siamo stati ospitati dalla confraternita di Maria Santissima delle Grazie, guidata da padre Salvatore e dal "priore" Antonio Palone, che ci ha offerto anche una cena sontuosa e allegra. Il sole è ancora basso e allunga sulla strada le nostre ombre di pellegrini con lo zaino. L'aria è fresca, ancor di più quando ci addentriamo nei boschi del Castelli romani, parco regionale, seguendo l'antico tracciato romano della via Latina. Tra maestose querce, felci, liane e fiori di tutti i colori, il tracciato conserva ancora tratti di selciato, ancora più evidenti dopo un anno così piovoso. Valle Fredda, passo dell'Algido sono alcuni dei luoghi che attraversiamo. Tutti i commenti dei detenuti corrono al passato. «Mi ricordo i boschi di quando andavo in colonia», dice Giuliano. «Non respiravo un'aria così da tanti anni», commenta Vincenzo a pieni polmoni. «Anche nella mia città Durazzo c'erano tanti boschi, ma poi è arrivato l'abusivismo edilizio che ha rovinato tutto. Non tutti rispettano le regole...», ricorda Flameng. E certo queste parole per qualcuno suonerebbero strane, ma questi nostri compagni di cammino vanno presi così. Senza pregiudizi ma anche senza buonismi. I sentieri scorrono sotto i piedi. La fatica, almeno per ora, non si sente. Sbocchiamo ai Pratoni del Vivaro, terra di cavalli e di gite fuori porta dei romani. Dobbiamo deviare perché il Pantano della Doganella dopo mesi di piogge rispecchiano pienamente il suo nome. Un po' più di asfalto. Ma poi ancora boschi. Certa la stanchezza aumenta, e anche qualche malumore. Loro, i detenuti, poco allenati ai "cammini", sentono la fatica più di noi. Così il percorso verso Marino si costella sempre più di soste. Ma anche con qualche protesta si va avanti. Comincia così la lunga discesa verso Frattocchie. Passiamo accanto al monastero dei Trappisti. Proprio mentre arriva il gradito collegamento con la trasmissione di Radio1"Baobab" il secondo in quattro giorni. Un sentito "grazie" all'attenzione dei colleghi della Rai. La fatica è sempre più forte, aggravata da forte caldo. Vesciche e punture di insetti. Così si decide di utilizzare i mezzi pubblici per gli ultimi cinque chilometri. In due, con Alberto volontario della Confraternita, proseguiamo a piedi lungo il tracciato dell'Appia Antica, a rappresentare tutti nel completamento della tappa. Ci accolgono le suore della Santa Croce del Sacro Cuore di Gesù a Ciampino. Si discute ancora sulla lunghezza della tappa e dell'eccessiva fatica. Ma la ricca cena, l'allegria conviviale, stemperano tutto. Comunità in cammino, nel bene e nelle tensioni. Ci attende l'incontro con Papa Francesco.