Attualità

SECONDA TAPPA. «Non c'è niente di più bello della libertà, non si paga...»

Antonio Maria Mira sabato 8 giugno 2013
La scelta. Nelle parole, negli incontri, nelle azioni. La seconda giornata, tra Aquino e Ceprano, è occasione per riflettere insieme. Tra detenuti e accompagnatori. Il nostro cammino di 20 chilometri comincia alle 8, dopo aver timbrato la "credenziale", attestazione del compimento della prima tappa verso Roma. Un primo successo. Pochi chilometri e una prima sosta. Tutti in cerchio sale la preghiera, per il cammino di oggi ("Signore sostieni le nostre gambe") e per la nostra vita ("Signore sostieni la nostra fede"). Tutti in fila costeggiamo un campo di grano punteggiato di papaveri. Ci viene in mente "La guerra di Piero" di De Andrè: "Dormi sepolto in un campo di grano...". Ma Vincenzo, detenuto a Cassino per contraffazione, ci richiama subito alla loro realtà. "Non c'è niente di più bello della libertà, non si paga...". E loro hanno scelto di passare parte della loro libertà (tecnicamente "permesso premio") in pellegrinaggio. Chi lo fa per non cadare più in errore ("Ho sbagliato una volta non voglio sbagliare più"). Chi per la figlia gravemente malata ("Che fatica, ma lo sto facendo per lei"). La scelta. Spesso il cammino di oggi si intreccia con l'autostrada o la ferrovia dell'alta velocità. "Ognuno ha il suo passo, i suoi tempi", commenta Monica D'Atti della Confraternita di San Jacopo di Compostella. Un passo che non si ferma neanche davanti al fiume Melfa. Lo attraversiamo con l'acqua alle cosce, fredda e turbinosa. Chi in sandali, chi in ciabatte, chi a piedi nudi. Ma il cammino è anche questo. "Siamo o no anche noi pellegrini?", commenta un detenuto. Natura fino in fondo. Anche orchidee e gli aculei dell'istrice. "Mi ricorda quando da bambino andavo nei boschi. Pensa, m'è toccato esse carcerato pe' tornacce", riflette, guardandosi attorno, Franco, "terza casa" di Rebibbia, dentro per rapina. Pochi metri e incrociamo due discariche abusive di rifiuti, tanto eternit. "Questi li metterei al gabbio", sbotta un altro detenuto. Strano, detto da lui. Ma anche Flameng, giovane albanese dall'accento frusinate, potrebbe stupire. Traffico di droga, 15 anni poi ridotti a 8, va fuori dal carcere di Frosinone come volontario di una cooperativa che si occupa di verde pubblico. "Farei qualunque cosa, accetto qualunque lavoro. Ho sbagliato, pago ma voglio essere utile". Ancora una volta la scelta, nel male e nel bene. Per tutti è chiaro che, come sottolinea uno di loro, "la giustizia non fa sconti a nessuno, prima a poi arriva".  Ma ora c'è anche altro. Sempre in fila scivoliamo tra alcune villette. La gente guarda stupita. Non sa chi siano questi pellegrini. Vede zaini pesanti e fatica. E chiede: "Chi ve lo fare?".  Uno dei detenuti risponde netto: "La Fede". Già, proprio una scelta.