25 aprile. Foti: «La Liberazione è la giornata di tutti. Basta esami al governo»
Tommaso Foti
Per Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fdi, il 25 aprile non rappresenta alcun test né per il suo partito né per il governo. « È un appuntamento che va vissuto con serenità. Sbaglia chi prova a riempire le piazze costruendo un nemico. Il 25 aprile rappresenta la festa e la giornata della riconquistata libertà che il fascismo aveva conculcato e che vede nella Costituzione repubblicana la sua esaltazione più nobile. Questa vicenda che si debba per forza fare l’esame del sangue a chi è al governo mi lascia sconcertato anche perché vi è una incompatibilità non solo storica ma anche politica di Fratelli d’Italia con qualsiasi nostalgia del fascismo».
Non serve comunque una svolta di Giorgia Meloni per allontanare da Fdi l’etichetta del post-fascismo? Magari trasformando Fdi in un partito dichiaratamente conservatore, anche in coerenza con il gruppo che guidate a Bruxelles?
Fdi al Parlamento Ue non ha avuto difficoltà a votare una mozione che condannava tutti i totalitarismi. E in Europa, nello schieramento conservatore ci siamo già stati anche come An. Quando c’era il Popolo della libertà alcuni nostri europarlamentari aderirono al Ppe. Insomma il tema è un altro...
Quale?
Per una questione di mera occupazione di uno spazio politico, la sinistra non accetta la destra di governo e dimentica continuamente quello che è stato un momento di forte cesura, la svolta di Fiuggi.
Però sulla Rai siete in un momento di forte tensioni con le opposizioni, che vi accusano in modo implicito ed esplicito di censura. Ieri ad esempio avete detto no all’audizione in Vigilanza di Bortone e Corsini...
Se c’è una istruttoria in corso bisogna sentire prima i vertici della Rai. Se si vuole far passare in modo vile che dalla politica e dal governo viene una censura, è legittimo da parte nostra voler dimostrare per tabulas che sono invenzioni. Queste storie servono alla sinistra per stare a galla, ad alzare una cortina fumogena per far dimenticare Torino, Bari, la Puglia, i loro nervi scoperti.
Non sarebbe il caso di riformarla insieme, la Rai, anziché alternarsi ad “occuparla”?
Intanto i Cda sono fatti per amministrare e non per occupare. Chi ha occupato la Rai manu militari per anni è la sinistra. Ora che governiamo noi, hanno assunto questa comunicazione ossessivo-compulsiva sull’occupazione, salvo fischiettare quando giornalisti o personaggi dello spettacolo fanno scivoloni, e sono buono nel considerarli tali, che però non gli conviene evidenziare.
Ribadisco: non converrebbe a tutti dare “pace” alla Rai?
E io le rispondo: noi le elezioni le abbiamo vinte nel 2022 e la Rai certo non era “occupata” dal centrodestra. Sa cosa fa vincere le elezioni? La coesione politica e la buona comunicazione dei programmi e dei leader. Non la Rai.
Le Europee si avvicinano e martedì al Parlamento Ue l’Italia non ha fatto bella figura con quell’astensione multipartisan sul Patto di stabilità...
Quanto accaduto martedì va letto nella prospettiva delle elezioni europee, ma in un senso diverso da quello che pensa lei. Questo Patto ha un condizionamento forte da parte dei Paesi del Nord Europa che tradizionalmente sono indirizzati verso una logica di estremo rigore. Si è raggiunto un compromesso onorevole e questo Patto è migliore del precedente. Ma i giochi non sono finiti con questo compromesso, il risultato dell’8-9 giugno sarà importante per definire la politica economica europea dei prossimi 15-20 anni.
Questo Patto può essere ridiscusso?
Vanno bene le idee di principio, ma l’attuazione e alcuni elementi possono essere oggetto di ripensamento. Stiamo vedendo i Def di altri Paesi europei che non entrano nel dettaglio, indicano proprio che diverse cose sono ancora da stabilire in relazione alla concreta attuazione del nuovo Patto.
Se la sente di assicurare che prima del voto europeo ci sarà la seconda lettura dell’Autonomia, la prima del premierato e il varo in Cdm della riforma della giustizia? Anche dopo l’incidente di ieri alla Camera...
Un programma di legislatura non lo si fa con la clessidra in mano. Lo si fa realisticamente con i dibattiti e le votazioni che i due rami del Parlamento riescono a determinare, in una situazione complessa che apre quotidianamente vari fronti. Una settimana in più o in meno non cambia nulla, piaccia o non piaccia questa maggioranza non si romperà e completerà le riforme previste.
Sull’autonomia Fdi ascolta i timori che arrivano da molte direzioni?
Io penso che se si va a prendere il testo iniziale e il testo attuale, si vede l’azione puntuale messa in campo per evitare la prospettiva di Regioni a due velocità.
Quando si farà il referendum popolare sul premierato?
Ragionevolmente, tra la fine del 2025 e l’inizio dell’anno dopo.