Venezia. Accoglienza ai migranti, striscioni di Forza Nuova contro la Chiesa veneziana
La mano tesa della Chiesa veneziana ai migranti non è piaciuta ai militanti di Forza Nuova, che domenica hanno appeso striscioni nei pressi della basilica di San Marco. Bersaglio delle critiche il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, che nei giorni scorsi aveva invitato le comunità parrocchiali del Miranese ad aprire chiese e patronati ai richiedenti asilo, in marcia dal centro di Conetta alla prefett
La Marcia della dignità
La vicenda risale alla settimana scorsa: 200 giovani africani e bengalesi, richiedenti asilo, ammassati da un anno nella ex base Nato di Cona, hanno organizzato una "Marcia della dignità" verso la prefettura di Venezia (50 chilometri), per chiedere più diritti e migliori condizioni di vita. Durante la marcia un giovane era stato investito da un'auto ed era morto. Lungo il percorso, 212 richiedenti asilo mercoledì notte hanno trovato ospitalità in alcune parrocchie e centri di prima accoglienza Caritas, e venerdì il Patriarca ha ringraziato i parroci e i volontari delle strutture che hanno offerto un pasto e un rifugio. «Dare una mano, ospitare, accogliere, venire incontro a chi si trova in situazione di vero disagio: ecco quello che abbiamo fatto», ha scritto Moraglia.
La contestazione di Forza Nuova
Forza Nuova, dopo gli striscioni in piazza San Marco, in una nota contesta proprio "gli appelli al 'dovere' dell'accoglienza a tutti i costi, che, da tempo e quotidianamente, provengono dalla Chiesa guidata da papa Bergoglio e dai responsabili delle diocesi, per ultimo anche Moraglia", evocando poi il «cinico business (sui migranti, ndr) sulle spalle dei cittadini e della loro sicurezza".
Ma ecco i dati di realtà. Solo negli ultimi 18 mesi la Diocesi è intervenuta per un totale di 493.166 euro (373.023 nel 2016 e 123.043 nella prima metà del 2017) con risorse straordinarie a sostegno di ogni forma di povertà, che registra la prevalenza di italiani. «Nelle 15 diocesi del Nordest diamo ospitalità a non meno di 8 mila poveri – precisa da Treviso don Davide Schiavon, direttore della Caritas – e gli italiani sono fra il 40 ed il 50%».
Mettere al centro l'uomo
Nella sua nota il Patriarca osservava che la situazione a cui si era fatto fronte con impegno e dedizione era di reale emergenza e si trattava di mettere l'uomo al centro, e di rispondere ai bisogni dei poveri «che Dio ci fa incontrare anche in situazioni non semplici»; d'altra parte, però, «pensare che tale situazione si possa protrarre ancora non sarebbe realistico e confidiamo, quindi, nel lavoro delle istituzioni.
Il sindaco Brugnaro: solidarietà e vicinanza
"Esprimo solidarietà e vicinanza a nome mio e di tutta la Città di Venezia al Patriarca Francesco Moraglia per l'ignobile attacco di cui è stato vittima. Un vile messaggio che offende non solo lui e il suo operato, ma tutta Venezia e i suoi cittadini che, in questi giorni, vivono, con preoccupazione, i risvolti della delicata questione dei migranti di Cona. Una problematica che, anche grazie all'intervento di Moraglia, ha trovato una soluzione evitando alla Città di restare vittima di inevitabili scontri tra migranti e Forze dell'Ordine". Così il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha commentato gli striscioni contro il Patriarca di Venezia Moraglia appesi in area marciana e firmati Forza Nuova.
"Chi, con toni così oltraggiosi - continua il sindaco -, tenta di screditare la quotidiana opera cristiana del Patriarca, non può che
trovare la mia ferma condanna e auspico che gli autori materiali di un così becero attacco vengano quanto prima identificati e puniti".
La solidarietà della Cgil del Veneto
La Cgil del Veneto esprime "piena solidarietà al Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, bersaglio di un indecoroso attacco di Forza Nuova per l'ospitalità offerta dalle parrocchie venete ai migranti della base di Conetta, all'addiaccio in una fredda notte di novembre".
"L'ottusa mancanza di umanità, ancor prima delle opinioni politiche, degli "adepti" di Forza Nuova si commenta da sé - sottolinea in una nota la Cgil -. La pretesa di lasciare in stato di abbandono profughi, donne e bambini arrivati dopo mille peripezie, "perché ci sono italiani che soffrono" è indice di un imbarbarimento culturale che fa prevalere l'odio, il razzismo e la discriminazione fine a sé stessa sulle ragioni del vivere civile e del sostegno a chiunque si trovi in difficoltà, a prescindere dal colore della pelle o dai documenti che ha in tasca".
La nuova protesta. La Chiesa di Padova: no alla strumentalizzazione
Una trentina di richiedenti asilo sono di nuovo usciti lunedì mattina dal centro di accoglienza di Cona diretti al Municipio di Venezia. Fermati dalla polizia, non hanno accettato la mediazione della prefettura veneziana e si sono rimessi in movimento verso Piove di Sacco; i poliziotti li hanno attrezzati di pettorine cartarifrangenti per evitare di essere investiti lungo le strade.
Intanto una parte di quel gruppo per il quale alla fine di una lunga trattativa si erano trovati, nei giorni scorsi, nuovi alloggi in regime di micro-accoglienza, hanno fatto ritorno nel centro di Cona. Per una trentina di loro infatti le nuove soluzioni abitative risultavano peggiori di quelle offerte nel centro di accoglienza.
E lunedì sera, a Piove di Sacco la situazione si è riproposta, «in termini decisamente diversi – precisa la diocesi di Padova – i richiedenti asilo sono sollecitati da alcuni esponenti del sindacato Usb a lasciare comunque l’hub di Conetta, senza dialogare in maniera costruttiva con la Prefettura di Venezia. Come Chiesa non possiamo accettare strumentalizzazioni, né tantomeno - cosa ancor più grave - che i giovani che escono dall’ex base di Conetta vengano illusi di trovare comunque un alloggio e una sistemazione alternativa, quando invece rischiano di perdere anche i pochi diritti acquisiti: l’assicurazione di un tetto e di un pasto».
«Questo andirivieni di migranti al centro di Cona – ha subito commentato il sindaco Alberto Panfilio – è la conseguenza di una babele, di una tendopoli, in cui le condizioni sono a dir poco non dignitose».