Gp del Brasile. Formula 1: lenta agonia di un Mondiale senza storia
Ferrari. Carlos Sainz in azione
Ancora una e finisce la stagione 2022 di F1. Col GP del Brasile, penultima prova di una stagione con 22 gare, l'assuefazione e la bulimia da calendario ipertrofico sta avendo il sopravvento. E le due Ferrari di Sainz e Leclerc che si adeguano al grigiore partendo oggi, rispettivamente 5° e 10°, ma ormai non conta più.
Con i titoli iridati piloti e costruttori già assegnati a Max Verstappen e Red Bull, le ultime due gare servono solo per la gloria e i collaudi in vista della prossima stagione, come stanno facendo Ferrari e Mercedes. Il prossimo anno si annuncia ancora più "gonfio" e ipertrofico, con un tetto di 24 gare. Quasi una ogni due settimane. Con un calendario che esclude gennaio e febbraio, la stagione da marzo a novembre conterà tante di quelle gare da perderci il conto.
Piace una F.1 così? "I dati dicono che abbiamo fatto il record di presenze nei circuiti, col ritorno del pubblico in maniera massiccia" dicono da Liberty Media, il promotor del campionato che detiene i diritti commerciali. Di sicuro a fronte di un ritrovato ingresso di pubblico pagante negli autodromi, unica fonte di reddito per gli organizzatori locali, viene meno l'interesse per ogni avvenimento, vengono svilite le classifiche e le statistiche. Verstappen in Messico ha ottenuto la vittoria stagionale numero 14 e rischia di aumentare questo record che apparteneva a Schumacher e Vettel, che però le vittorie le hanno ottenute in un campionato con meno gare e quindi, in percentuale, hanno vinto di più.
Ma la bulimia dei numeri, vedi i punteggi, con record che Senna, idolo brasiliano, non ha mai raggiunto. Anche perché all'epoca, chi vinceva prendeva 9 punti, oggi 25 più il giro veloce. Quindi non importa come e in che modo si fanno i record, l'importante è gonfiare i dati e vendere un prodotto più che un avvenimento sportivo. I nuovi tifosi vogliono così, dicono. E chi sono i nuovi tifosi? Ragazzi che seguono le serie TV su Netflix, oppure sui social giocano alla play station, senza la cultura e la conoscenza di chi ha sempre seguito questo sport.
Un po' come parlare dell'Inter di oggi o del Milan, dimenticandosi le formazioni del tempo di Helenio Herrera e senza sapere chi fossero Facchetti o Mazzola e che ruolo avesse Rivera nei mondiali del 70. Tempi che cambiano e la F.1 insegue la quantità più che la qualità, vedi il calendario della prossima stagione, ancora più gare, ancora più trasferte da un continente all'altro, perché l'aspetto folle di tutto ciò è il continuo andare avanti e indietro dai continenti. Dal Giappone agli Stati Uniti, passando per il Messico, ritorno in Europa per breve sosta e poi Brasile con voli notturni per andare ad Abu Dhabi, domenica 20 novembre, per l'ultima corsa della stagione.
"Serve un cambio radicale del calendario, i nostri meccanici sono al limite - ha confessato Chris Horner della Red Bull, uno che coi conti (vedi Budget Cap sforato) non ci prende - dobbiamo limitare il personale per le spese e nel contempo fare più gare. Serve uno stop invernale, come avviene in estate, per far recuperare il personale, altrimenti non ce la facciamo". Stessa posizione per i piloti, stressati, stanchi, sempre all'opera. Manca solo che come al circo, gli chiedano due spettacoli al giorno per far contenti gli spettatori. E meno male che la stagione, almeno in parte, ha vissuto sul duello Ferrari-Red Bull, altrimenti ve lo immaginate un monologo per 24 domeniche di fila sempre con lo stesso attore?