Occupazione. Formazione professionale, la via per il lavoro
Un allievo con il suo tutor
«I percorsi di Istruzione e formazione professionale rappresentano probabilmente il luogo di incontro più promettente tra mondo della formazione e mondo del lavoro». Così, il presidente dell'Inapp, Sebastiano Fadda, commenta i dati record sull'occupazione dei qualificati e diplomati dei percorsi di IeFP: a tre anni dal conseguimento del titolo, risulta occupato il 67,7% dei qualificati e il 71,5% dei diplomati. Lo rileva la Quarta indagine sugli esiti dei percorsi di Ifts e IeFp, presentata ieri dall'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche. «Si tratta di un ulteriore passo in avanti rispetto ai già considerevoli valori registrati due anni prima, rispettivamente del 62,2% e 69,2%», ha aggiunto Fadda, a commento dei dati.
Effetto “occupabilità”
Ma gli effetti dei percorsi IeFP non si fermano qui, si legge in una nota dell'Inapp. Anche tra i non occupati, si registra comunque un effetto “occupabilità”: la quota di inattivi tra quanti hanno conseguito un titolo di studio è davvero residuale, non supera l’1%. In altre parole, se non si è occupati si è comunque attivi. È così per il 28% dei diplomati: con il 14% in cerca di lavoro, l’8,7% in formazione e il 5,3% impegnato in altre attività. Ed è così anche per i qualificati: con il 9% di giovani che sono in formazione, il 4% impegnato a vario titolo (stage, servizio civile, ecc.) e il 3,4% in cerca del primo impiego.
Stranieri: il 77% sono occupati
Molto positivo anche il dato relativo agli stranieri diplomati, che supera il 77% degli occupati, anche se i disoccupati sono due punti percentuali in più rispetto ala media nazionale e 1,8 punti in meno il dato sui giovani in formazione (6,9% contro 8,7% del totale). Tra gli stranieri, annota l'Inapp, «il dato sugli inattivi e sugli impegnati a vario titolo risulta praticamente pari a zero».
Come si trova lavoro
Per quasi la metà dei qualificati (il 46% per l'esattezza) e dei diplomati (52,2%), il canale principale per l'occupazione è costituito dal contatto diretto con il datore di lavoro. Il 34% dei qualificati e il 38% dei diplomati ha invece trovato occupazione attraverso la segnalazione in azienda da parte di parenti e conoscenti. Anche per gli stranieri, il rapporto diretto con l'impresa o con il centro di formazione è il canale privilegiato verso l'occupazione.
Più contratti stabili
Mentre tra i qualificati il contratto a tempo determinato equipara la quota dei contratti a tempo indeterminato, per i diplomati il contratto indeterminato ragggiunge il 64,5% del totale, a fronte di un 27% di tempo determinato, di un 7,3% di lavoro autonomo e di una piccola quota di lavoro parasubordinato.
«Più forti della pandemia»
«Nell’insieme, i dati che emergono dall’indagine – conclude Fadda - evidenziano una sostanziale continuità e dinamicità del sistema, pur con importanti differenze territoriali. Tutto sommato, neppure la pandemia ha inciso molto sullo stato occupazionale, almeno per i giovani qualificati, che nel 2020 perdono “solo” 6,2 punti percentuali, con un 5,1% in cassa integrazione, ma che per il resto non subiscono modifiche sostanziali. Sullo sviluppo del sistema degli IeFP, che favorisce un ottimale incontro tra domanda/offerta di competenze professionali, si concentrano le attese delle associazioni imprenditoriali, in particolare quelle di specifici settori produttivi, ma anche le prospettive di lavoro dei giovani, in un quadro in cui la disoccupazione si mantiene su valori allarmanti. Sarà fondamentale, dunque, allineare tempestivamente l’offerta formativa con i fabbisogni espressi dal tessuto imprenditoriale e saper orientare la partecipazione degli utenti verso le figure professionali espresse. A questo fine è necessario un forte impegno per migliorare i meccanismi di raccordo tra analisi della evoluzione dei fabbisogni professionali, progettazione dei percorsi formativi e servizi di orientamento».