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In appello. Ex fattorini di Foodora indennizzati. Compensi troppo bassi

Maurizio Carucci sabato 12 gennaio 2019

Colpo di scena al processo d’appello di Torino, dove i giudici hanno ribaltato la sentenza di primo grado e parzialmente accolto il ricorso di cinque ex lavoratori di Foodora. I cinque rider della società tedesca di consegne di cibo a domicilio avevano perso il lavoro a seguito delle proteste scattate nell’autunno del 2016 per aver chiesto un miglioramento delle condizioni economiche e normative.

Lo scorso aprile il Tribunale aveva respinto tutti i punti del ricorso dei lavoratori in bici che chiedevano il riconoscimento di lavoro subordinato e denunciavano mancate tutele di sicurezza e violazione della privacy. Ieri pomeriggio la Corte ha invece riconosciuto «il diritto degli appellanti a vedersi corrispondere quanto maturato in relazione all’attività lavorativa da loro effettivamente prestata in favore di Foodora sulla base della retribuzione diretta, indiretta e differita stabilita per i dipendenti del quinto livello del contratto collettivo logistica-trasporto merci dedotto quanto percepito». Con ferie, tredicesima e malattia. La Corte ha condannato l’azienda a versare ai ricorrenti una parte delle spese legali, quantificate in circa 11 mila per il primo grado e in 10.400 euro per l’appello. Non ha accolto la richiesta di riconoscere il licenziamento discriminatorio (i cinque sostenevano di non essere stati più chiamati perché avevano partecipato a una iniziativa di protesta) e una serie di questioni sul rispetto della privacy. Alla lettura della sentenza in aula i rider presenti hanno esultato.

«È una prima risposta a questa giungla di aziende che tentano di eludere le leggi per pagare una miseria i lavoratori, trattandoli come schiavi. Il giudice ha equiparato i rider a dei fattorini e quindi anche per loro vale il contratto di lavoro subordinato, con richiamo all’articolo 2 del Jobs Act – ha detto l’avvocato Giulia Druetta –. Non si può fissare una retribuzione minima non tenendo conto delle tutele per i lavoratori questa è una sentenza ragionevole, anche se ci sono ancora delle cose da discutere, in primis il licenziamento».

Numerosi i commenti da parte di sindacalisti e politici. Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, ha chiesto al ministro del Lavoro Luigi Di Maio di riconvocare subito il tavolo sui rider «così da costruire definitivamente un accordo collettivo che generalizzi i principi stabiliti a Torino». «Ora – ha sottolineato la Filt Cgil – serve proseguire e concretizzare il percorso di inclusione dei rider nel Contratto nazionale della Logistica, proteggendo e valorizzando il loro lavoro».