Il caso. Scuola dell'amianto, nuove indagini a Firenze
Va avanti da trent’anni e non è ancora conclusa, la vicenda dell’amianto nell’Istituto tecnico “Leonardo da Vinci” di Firenze. Accogliendo la richiesta dei parenti di cinque professori morti di tumore negli ultimi anni e dell’Osservatorio nazionale amianto, il gip Alessandro Moneti ha ordinato alla procura di eseguire nuove indagini, anche epidemiologiche, per accertare la correlazione tra i decessi e l’esposizione, per lungo tempo, all’amianto, da parte del personale della scuola. In particolare, il pubblico ministero Massimo Bonfiglio, che invece aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, dovrà verificare «la reale presenza di amianto nelle strutture» dell’istituto, le «misure adottate» per la salvaguardia della salute di studenti e personale, «chi abbia svolto le opere di demolizione e bonifica degli edifici» e «quali controlli siano stati effettuati dall’Asl».
Il caso scoppia negli anni Ottanta
Come ricostruisce il gip nell’ordinanza dell’altro giorno, le prime denunce, presentate dagli insegnanti del laboratorio di chimica, risalgono al febbraio del 1988 e riguardano il materiale della copertura del tetto, realizzata in Eternit. Stando alla richiesta di sopralluogo urgente inviata all’Usl di Firenze, i pannelli del soffitto «si muovono in continuazione» disperdendo nell’aria polveri dannose. Infatti, si legge in una successiva lettera inviata al preside e al presidente del Consiglio d’istituto, tra insegnanti, alunni e bidelli, sono diffuse «irritazioni della pelle e degli occhi, laringiti, faringiti e tracheiti», tutte sintomatologie riconducibili all’inalazione delle fibre di amianto. Dopo le denunce del personale scolastico, l’Usl ordina la «rimozione» dei pannelli che però, come lamenta una successiva comunicazione del presidente del Consiglio d’istituto, è disattesa. Morale: l’anno scolastico ricomincia nelle stesse condizioni in cui si era chiuso il precedente.
Dieci anni dopo, la storia si ripete
Nell’ottobre del 1997, a seguito di un altro sopralluogo, l’Asl fiorentina e l’Arpat, rilevano la presenza nelle parti esterne della scuola di «fibrocemento e amianto crisolito» e, nella parte interna, di «cartone-amianto» inviando un’informativa al preside, che, nel frattempo, aveva provveduto a chiudere la palestra. Nello stesso documento, scrive il gip Moneti, l’Azienda sanitaria «suggeriva di individuare un periodo di tempo oltre il quale la manutenzione dell’immobile in condizioni di sicurezza sarebbe risultata oltre che troppo onerosa, non praticabile». In sostanza, veniva chiesto di individuare una soluzione definitiva del problema amianto, attraverso la demolizione e la ricostruzione dell’Istituto “Leonardo da Vinci”.
Dall’Inail sette milioni ma senza tempi certi
Dopo gli anni delle denunce, attingendo a fondi messi a disposizione dalla legge di stabilità 2015, l’Inail e il governo, nell’ambito delle “Iniziative di elevata utilità sociale”, hanno stanziato sette milioni di euro per la demolizione e la ricostruzione del plesso. Queste risorse, però, non possono essere utilizzate perché ancora non esiste un cronoprogramma dei lavori, anche se nelle intenzioni del Comune e dell’Istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, il cantiere dovrebbe aprire entro fine anno.
Le perplessità dell’Osservatorio amianto
«Crederò a queste promesse quando vedrò l’inizio dei lavori», commenta il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni, che definisce la riapertura dell’inchiesta da parte del gip, «una prima, importante vittoria». Secondo Bonanni, che in queste settimane ha raccolto una quarantina di denunce di ex-insegnanti del “Da Vinci” ammalatisi di tumore, «la procura deve avviare un’indagine a tappeto, presso le Asl e gli Ospedali, per verificare se risultino altri episodi di decessi per neoplasie di persone che hanno lavorato in questa scuola».
Appello al Comune
Intanto, il presidente dell’Osservatorio rinnova l’appello al sindaco di Firenze, Dario Nardella, « responsabile della tutela della salute pubblica, di bonificare integralmente il sito dell’istituto», ricordando che «esiste da anni un ordine di demolizione che non è ancora stato eseguito».