Italia Viva a Firenze. La Leopolda scuote premier e Pd: «Basta tasse, la manovra cambi»
Renzi e i dirigenti di Italia Viva. Alle loro spalle il simbolo del partito, scelto con una consultazione online (Ansa)
Gli occhi di Matteo Renzi si fermano su un grande cartellone illuminato. C’è una frase di John Fitzgerald Kennedy. L’ex premier resta a fissarla. Come se volesse leggerla ancora una volta. Cambiare è la regola della vita. E quelli che guardano al passato o al presente, certamente perderanno il futuro. Ripete quell’ultima parola Renzi. Quasi maniacalmente. Futuro. Nella vecchia stazione Leopolda c’è musica. Entusiasmo. Fiducia. Popolo. Lontano dai taccuini e dalle telecamere il capo di Italia viva guarda avanti e, sottovoce, svela il progetto: «Oggi c’è un asse Pd-M5S e un centrodestra dominato dalla Lega. Dobbiamo evitare che si consolidi questo bipolarismo. C’è un grande spazio, ma serve tempo per scomporre e ricomporre. Servono anni. Sarà una maratona». Chi ascolta il capo capisce. Renzi scommette che in dodici mesi il nuovo partito sarà in doppia cifra. Ma per prendere la scena l’orizzonte è lungo: dieci, forse quindici anni. E la strada per riuscirci è puntare tutto sui contenuti. Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia Viva lo dice con uno slogan: «Vogliamo essere un partito di programmi, non di organigrammi. Vogliamo valorizzare e tradurre in leggi le esperienze straordinarie che arrivano da chi ogni giorno vive la sua esperienza di lavoro e di vita».
Le riflessioni private lasciano presto la scena alla cronaca. Renzi, maniche della camicia arrotolate, si muove sul palco come un attore consumato. Detta i tempi. Alterna battute a stoccate politiche. «Grillo vuole togliere il voto agli anziani? Levategli il fiasco». Poi alza il tono della voce. «Qui si fa politica. Con orgoglio. Dalle 18 cominciano le iscrizioni. Saranno solo online: il tempo dei signori delle tessere è finito». Agnese Renzi osserva il battesimo dietro le quinte. Fuori dalla Leopolda la gente aspetta di entrare. C’è una fila che pare interminabile e oggi, per le conclusioni di Renzi, ci saranno anche tre maxischermi all’esterno della Leopolda. È Renzi il protagonista. È lui che sfida da una parte Salvini e dall’altra il Pd. «Italia Viva è una casa che resiste al populismo, alla demagogia. Ha valori forti. È a prova di ruspa», dice al capo della Lega. Più in là Teresa Bellanova, ministro per le Politiche agricole, piccona sull’altro versante. «M5S? Non è e non sarà mai un alleato strategico. È una forza con cui abbiamo fatto un accordo, ma al prossimo appuntamento di voto nazionale noi e il M5s saremo avversari».
È il giorno dei tavoli tematici. Delle idee. Dei progetti. È il giorno per svelare il simbolo. Per raccontare il piano per la famiglia. E per dichiarare ancora guerra a "quota 100". La partita allora inevitabilmente si sposta sulla Manovra. «Ci sono le condizioni per rimetterci al lavoro», sfida Rosato accettando l’ipotesi di un vertice di maggioranza e soprattutto accelerando l’approdo del testo in Parlamento, dove gli emendamenti somiglieranno, almeno nella fase iniziale, a manifesti elettorali. Bellanova insiste: «Abbiamo chiesto un incontro a Conte e ci ha detto informalmente che ci farà avere una data». Ecco la prima vera partita per Italia viva: Renzi oggi chiarirà la linea e spiegherà quello che anticipa Maria Elena Boschi. «Nessun ultimatum al governo, ma proposte sì: non penso che ci possono chiedere di essere silenti». E ancora: «Non c’è la volontà di mettere in difficoltà Conte ma di aiutare i cittadini ad avere una legge di bilancio che dia delle risposte concrete ai loro bisogni e farlo in modo positivo». All’improvviso pare materializzarsi un asse Italia Viva-M5s. Quasi una tenaglia che si stringe su Conte. «Ci sono punti su cui con Di Maio siamo d’accordo. Su cancellare la sugar tax e rivedere la parte della manovra sulle partite Iva», avverte Boschi che però fa notizia quando punta i cannoni con il Pd: «Sta diventando il partito delle tasse. Noi noi le abbiamo sempre abbassate». Il Pd nel mirino. Giovanni Palladino, una delle "teste economiche" di Italia viva e oggi coordinatore del tavolo su Appalti e Industria, batte un secondo colpo: «Oggi c’è un’Italia bloccata da norme incomprensibii che portano a una marea di ricorsi. Il Pd? Non è stato attento».
È una partita sempre più complicata e anche la Leopolda si interroga su come finirà. Il governo andrà avanti? Ma andrà avanti con Conte al timone? Renzi per ora non scioglie il Grande Dubbio. Anche nei "faccia a faccia" più privati ripete una sola linea: «Va avanti se ci ascolta». Vuol dire tutto e niente. Anche perché le variabili sono infinite. Che succederà sulla manovra? E come si muoveranno le forze politiche sulla legge elettorale? Renzi non lo dice ma i pochi che lo conoscono da sempre sanno che teme un’offensiva M5s-Pd per una legge maggioritaria che oggi potrebbe costringerlo a rivedere i piani. Oggi si capirà di più. Renzi avvertirà Conte, ma fino a un certo punto. Perché – spiega Mauro Del Barba, tesoriere di Italia Viva e da sempre ascoltato collaboratore di Renzi, «oggi i temi non sono le alleanze o le leggi elettorali. Ora contano le proposte politiche. Servono dieci anni per far diventare protagoniste le idee e tirar fuori il bello dell’Italia». È vero, ma oggi la sfida è la Manovra. E a tarda sera, Renzi prepara l’affondo: «Su quota 100 faremo un emendamento e vedremo chi vincerà in Parlamento. Non abbiamo niente contro i pensionati ma non si può pensare dar soldi solo ad alcuni».