«Non ho assolutamente niente da nascondere nè tantomeno da temere per la vicenda monegasca». Gianfranco Fini para il colpo e passa al contrattacco sulla questione della ex casa di An a Montecarlo, finita in affitto al fratello della sua compagna Elisabetta Tulliani. Le"spiegazioni" del presidente della Camera, affidate ad una nota non soddisfano i suoi "avversari" nel Pdl, che ne chiedono le dimissioni, e divaricano le distanze con il partito del premier al punto che Osvaldo Napoli, vicecapogruppo Pdl alla Camera, definisce «la verifica con Futuro e Libertà chiusa ancora prima di essere aperta».Fini ricostruisce in otto punti la vendita dell'appartamento di Montecarlo e sembra affondare il colpo contro Silvio Berlusconi, marcando le differenze nella gestione del tema giustizia: «La magistratura chiarirà - scrive - A differenza di altri non ho l'abitudine di strillare contro i magistrati comunisti». «Per questo - dice ancora - chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica meglio che si rassegni». Il leader di Fli spiega di aver deciso di voler chiarire «alcuni punti non facilmente comprensibili per l'opinione pubblica" e per reagire alla "ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani». «La vicenda - scrive - non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di An». E proprio da alcuni ex esponenti di An arriva la richiesta di chiarimenti al presidente della Camera.Negli otto punti il leader di Futuro per l'Italia spiega che «l'appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato circa 450 milioni di vecchie lire dalla società che amministra il condominio ed era in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione».In particolare Fini smentisce che «siano state avanzate» a lui «o al senatore Pontone o ad altri proposte formali di acquisto» ma ricorda: «Nel 2008 il signor Giancarlo Tulliani, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, mi disse che una società era interessata ad acquistare l'appartamento» e che «l'offerta di acquisto era superiore al valore stimato (350mila euro a fronte di 450 milioni di lire)» e per questo «autorizzai la vendita». «In nessuna occasione - scrive - alcun dirigente di An contestò o sollevò perplessità». Gli ultimi due punti della nota sono i più delicati. Fini poi afferma: «la vendita dell'appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 e sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nula». «Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento - conclude il presidente della Camera - La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite». La replica del Pdl non si fa attendere. «La cosiddetta 'spiegazionè di Fini - afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl - non spiega granchè. Si ferma proprio dove sarebbe dovuta cominciare, cioè sul punto che ha suscitato "sorpresa" anche nell'onorevole Fini. Nella nota si coglie solo un forte nervosismo e una certa insofferenza nei confronti delle domande poste dalla stampa».Per il sottosegretario Daniela Santanchè quello del presidente della Camera è «un vergognoso tentativo di scaricare le colpe su compagna e parenti»; mentre Maurizio Bianconi avanza una richiesta di dimissioni alla Terza carica dello Stato: «C'è chi in un'altra vicenda che ha qualche attinenza (cose di case) - afferma riferendosi indirettamente alla vicenda Scajola - si è dimesso senza neppure essere indagato»