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POLEMICHE. Fini: «Silvio agli sgoccioli, non andrà mai al Colle»

Pier Luigi Fornari lunedì 9 maggio 2011
Berlusconi dice colossali bugie. È un fenomeno in via di superamento. Non andrà mai al Quirinale. Gianfranco Fini dà sfogo a tutta la sua avversione nei confronti del suo ex "sdoganatore" nella trasmissione "Potere" condotta da Lucia Annunziata su "Raitre". E presentando il suo libro a Milano, accusa la Lega di rassicurare gli elettori del centrodestra con un obiettivo molto preciso: «Fare il pieno nelle urne per mettere il Pdl in una ulteriore condizione di subalternità». Non crede di sbagliarsi l’inquilino di Montecitorio, quando preconizza che il Cavaliere non diventerà presidente della Repubblica perché «non controllerà la maggioranza del prossimo Parlamento. Qualsiasi cosa si possa inventare: leggi elettorali o responsabili che lo supportino». Il presidente della Camere vede nero nel futuro dell’ex alleato: «Il berlusconismo è in fase di superamento perché credo che l’opinione pubblica abbia ben compreso che il miracolo italiano e tutto ciò che ha rappresentato il sogno berlusconiano si è infranto contro la realtà». Negli ultimi 10 anni a Palazzo Chigi, c’è stato Berlusconi per 8 anni, quindi «non può sempre dire che è colpa degli altri: credo che questo gli italiani l’abbiano capito». Insomma «tutto ha un termine».Il leader futurista non concede al suo avversario un beneficio "dinastico", perché «francamente» non crede che sia nel «novero delle cose possibili» che Marina Berlusconi gli succeda nel ruolo di leader. «Credo che l’amore che Marina ha per suo padre sia meritevole di apprezzamento», dice commentando l’etichetta affibbiatagli dalla figlia del premier («sindrome del beneficiato»). Fini ammette però che il Cavaliere completerà la legislatura: «Probabilmente sì, ha una maggioranza in Parlamento e ha un certo consenso», argomenta evitando raffronti "pericolosi": è improprio paragonare il capo del Pdl a Mussolini, che «appartiene ad un’altra storia, ad un’altra epoca, e ha instaurato una dittatura». Ed ammette: «Berlusconi non c’entra nulla, ha un consenso popolare». Ma anche su tale gradimento della gente, Fini ha da ridire: «da leadership è diventata followship, perché segue i sondaggi: non guida una comunità, ma ne segue gli umori. Berlusconi non è un aspirante dittatore, non vuole creare un regime: lui vorrebbe governare, forte del consenso, senza alcuna regola. È un modo di governare poco rispettoso della nostra Costituzione».Ad attestare la concezione poco democratica della leadership del premier, il suo vissuto: «Sono stato dichiarato incompatibile con il partito che avevo contribuito a fondare in una riunione fatta in mia assenza». E poi chiosa ironico: «però è il partito dell’amore...». Il ritratto del presidente del consiglio diviene una "cartella clinica":  «Allergico ad ogni contrappeso», «un uomo che ha uno spasmodico bisogno di essere amato». Veleno accumulato nel ruolo di eterno "numero due"? «Non c’è alcun astio, solo che non sopporto le bugie come quella che me ne sono andato dal partito. Sbagliato, perché sono stato cacciato – si difende il presidente della Camera –. L’altra colossale bugia che Berlusconi continua imperterrito a dire è il patto con i magistrati, raccontatogli non si sa bene da chi. Quella è solo una colossale panzana». Quanto all’atteggiamento del Cavaliere in materia, Fini aggiunge sarcastico, «non è giustizialista perché è plurimputato». E proporre una commissione d’inchiesta sull’uso politico della giustizia significa «gettare benzina sul fuoco».Infine, il fatto che il premier «non perda occasione» per attaccare il "terzo polo" a «testa bassa» dimostrerebbe che a Berlusconi sa bene «otterrà un consenso molto maggiore di ciò che lui va dicendo». «Ormai Fini – replica il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone – fa danni allo stesso "terzo polo": ogni sua intervista o dichiarazione lo schiaccia a sinistra, e mostra chiaramente la foto di gruppo che lo unisce a Bersani e Di Pietro: una piccola ammucchiata unita solo dall’antiberlusconismo e dal giustizialismo».