Mancano un paio di settimane alla pausa estiva. E il ddl sul fine vita ha ripreso ieri il suo iter alla Camera con l’inizio della discussione generale presso la Commissione Affari sociali, che non è entrata nei contenuti, ma si è soffermata su aspetti procedurali. Il dibattito è stato «pacato, molto consapevole e mi ha soddisfatto», sottolinea il relatore del provvedimento a Montecitorio Domenico Di Virgilio (Pdl). Il deputato-medico, già sottosegretario alla Sanità, si dice convinto che alla fine le audizioni chieste dall’opposizione si faranno. «Ma spetta all’ufficio di presidenza che si riunirà mercoledì prossimo prendere questa decisione». La prossima settimana, infatti, sono in calendario due sedute dedicate al tema, mercoledì e giovedì. Le audizioni non potranno, comunque – come chiede anche l’udc Rocco Buttiglione – essere dell’ampiezza di quelle condotte nella tornata del Senato che alla fine ha prodotto un testo apprezzato anche da settori dell’opposizione, sostiene il relatore. «E comunque terremo conto anche delle proposte depositate alla Camera, visto che siamo in un sistema bicamerale». Prima della chiusura dei lavori, ipotizza dunque Di Virgilio, si potrà andare avanti nella discussione generale. Ma difficilmente si arriverà alla votazione degli emendamenti. E sulla necessità che possa esserci un testo nuovo indicazioni formali non sono emerse dal dibattito di ieri. «Io, come relatore non ne ho ancora fornite e mi riservo di darle nelle prossime settimane», conclude Di Virgilio. È proprio sulla necessità di modifica del testo Calabrò che ieri si sono registrati alcuni interventi. «Auspico che il testo base sia espressione di questa commissione – ha puntualizzato la capogruppo Pd Livia Turco –. Noi risponderemo comunque alle proposte di confronto, il cui esito sarebbe però molto diverso se venisse adottato il testo base uscito dal Senato». Il capogruppo Pdl Lucio Barani replica che «non si può fare come se quel testo non ci fosse. La discussione dovrà tenerne conto, anzi dovrà considerarlo un punto di partenza importantissimo». Il riformista liberale Benedetto Della Vedova (Pdl), infine, auspica «un testo inclusivo e non divisivo». Sull’idea da lui lanciata di una «soft law» e di un «disarmo bilaterale» concorda il Pdl Fabio Gava.