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Tar. Il governo fa ricorso contro le linee guida dell'Emilia-Romagna sul fine vita

Angelo Picariello giovedì 18 aprile 2024

Il 12 aprile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato al Tar dell'Emilia-Romagna un ricorso contro la Regione, e in particolare contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l'annullamento delle delibere di Giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito in Emilia-Romagna. Lo ha reso noto oggi Valentina Castaldini, consigliera regionale di Forza Italia, autrice del ricorso. Le motivazioni, spiega, evidenziano «la carenza di potere dell'ente» sul tema «e la contraddittorietà e l'illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie».

Diventano così due i ricorsi al Tar contro le delibere sul fine vita in Emilia-Romagna. La consigliera regionale di Fi aveva già depositato un ricorso analogo a marzo, insieme a un gruppo di associazioni. «Ricorso ideologico, bene l'Emilia-Romagna che attua la sentenza della Corte Costituzionale sul diritto importante a un fine vita dignitoso», sostiene la segretaria del Pd Elly Schlein. «Facciamo una legge in Parlamento», auspica. Di «furia ideologica di questa destra contro i diritti delle persone» parla il deputato dem Alessandro Zan. Decisione «grave» anche per la responsabile Sanità dei Dem Marina Sereni: «Il Pd ha già chiesto e ottenuto che al Senato si riprendesse l'esame della proposta Bazoli, già approvata in un ramo del Parlamento nella scorsa legislatura - ricorda -, e siamo impegnati ad ottenere presto una legge equilibrata, accogliente, coerente con le sentenze della Corte». Si dice invece «molto contenta che il governo, con questo atto formale, confermi e rafforzi il lavoro di questi mesi», Castaldini.

A febbraio la giunta regionale guidata da Stefano Bonaccini, che ora parla di «battaglia sulla pelle delle persone», aveva approvato due delibere per l'accesso al suicidio medicalmente assistito, con l'obiettivo, spiegava la Regione, di colmare il vuoto in materia del Parlamento e di mettere le aziende sanitarie nella condizione di garantire il diritto dei malati sancito da sentenza della Corte costituzionale del 2019. Alle aziende sanitarie sono state inviate delle linee guida che stabiliscono iter e tempistiche del fine vita, massimo 42 giorni dalla domanda del paziente alla eventuale esecuzione di procedura farmacologica. Tra gli elementi contestati anche l'istituzione del Corec, il Comitato regionale per l'etica nella clinica, che è chiamato a esprimere parere - anche se non vincolante - sulle richieste dei pazienti.

L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi, pur non citando esplicotamente il dispositivo regionale, era intervenuto, per affermare che «gli impianti giuridici che stabiliscono il diritto alla morte sono degli inganni e sono di dubbia validità – aveva detto il presidente della Cei parlando a una assemblea di fedeli, composta da malati e dalle persone che se ne prendono cura –. La questione non è tanto confessionale quanto laica. L’umanesimo su cui si basa la nostra società ci porta a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura».

Sono quattro fino ad oggi le persone che hanno ottenuto l'accesso alla morte volontaria assistita in Italia, 3 delle quali seguite dal collegio legale dell'Associazione Luca Coscioni. Il primo, nel giugno del 2022, è stato Federico Carboni. Nel luglio del 2023 in Veneto, invece, "Gloria" è morta con un farmaco e un macchinario forniti dal Ssn. La prima persona ad essere stata assistita completamente dal servizio sanitario nazionale è "Anna", di Trieste, morta nel dicembre 2023. Infine, in Toscana, qualche mese fa a Piombino una persona ha ottenuto l'aiuto alla morte volontaria in applicazione della sentenza "Cappato-Dj Fabo". Altri due - Stefano Gheller in Veneto e Antonio nelle Marche hanno ottenuto il via libera a procedere, senza però portare a termine la procedura. Gheller è poi morto naturalmente. Facendo il conto dlele proposte di legge, sono 15 le regioni coinvolte. Il Consiglio Regionale del Veneto è stato il primo in Italia a dibattere la proposta di legge regionale che però non è passata, creando strascichi e e divisioni nella Lega e nel Pd.

Per l'associazione Luca Coscioni la competenza delle Regioni c'è. Concorda Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, che definisce il ricorso del governo «un atto di pura arroganza»

Maggioranza compatta invece a sostegno del ricorso del governo, senza ulteriori commenti. Ma, a fronte di questa sintonia registrata fra Forza Italia in Emilia Romagna e Palazzo Chigi sul fine vita - nel centrodestra si è registrata in aula anche una divaricazione sull'ordine del giorno al decreto legge Pnrr presentato dal Pd sui consultori e il diritto di aborto, che ha ricevuto il parere negativo del governo ed è stato bocciato dall'Aula della Camera, mentre18 i deputati che si sono astenuti, fra cui 15 deputati della Lega, tra cui anche il capogruppo Riccardo Molinari (che ha parlato di libertà di coscienza), e un deputato di Fi che già si era astenuto ieri su un odg analogo del M5s, Paolo Emilio Russo. I voti a favore sono stati 93, i contrari 117.