Il nodo. Fine vita, il Pd apre al dialogo
Enrico Letta
C’è la sentenza della Corte costituzionale e c’è la bocciatura netta di un referendum da parte della stessa Consulta. Ma c’è una richiesta al Parlamento di dare una risposta politica a una materia delicatissima. A chiedere uno sforzo per trovare «un punto di equilibrio tra posizioni diverse» è il segretario del Pd Enrico Letta. «Altrimenti – dice – oltre alle polemiche, a continuare saranno solo le sofferenze, insieme alla perdita di credibilità della politica tutta».
Il leader dem scrive una lettera al quotidiano la Repubblica, e chiede che «si sgombri il confronto da ogni polarizzazione tossica», perché «i partiti hanno la responsabilità di agire al più presto». Serve, dunque, secondo Letta, la capacità delle Camere di «scegliere, e io ritengo che ci siano le condizioni per farlo con equilibrio e con la massima condivisione possibile», perché la materia è delicata e «siamo chiamati a deliberare sull’autodeterminazione della persona e sulla sofferenza intima dell’essere umano in quanto tale». Si tratta di trovare il modo di «conciliare la tutela del diritto alla vita con quello a una morte dignitosa», secondo il leader dem, rispettando «il perimetro delimitato dalla Costituzione e dalle indicazioni della Consulta».
Tra le condizioni da rispettare, il segretario del Pd include «un percorso di terapia del dolore e cure palliative». Non è un passaggio da poco, perché sulle cure palliative esiste già da 12 anni una legge rimasta tuttavia largamente inattuata. È un elemento che potrebbe aiutare il dialogo? Alfredo Bazoli, capogruppo in commissione Giustizia del Pd, che con il pentastellato Nicola Provenza ha portato in Assemblea un testo sul suicidio assistito frutto di una lunga mediazione che tornerà in discussione la prossima settimana, vede in realtà pochi margini di manovra. «La verità è che il lavoro è stato fatto in commissione, rispetto al testo iniziale molto è stato accolto delle richieste di entrambe le parti», da un lato il centrodestra – che considera la soluzione troppo spinta verso l’eutanasia – e dall’altro i promotori del referendum bocciato – per i quali si tratta di un compromesso al ribasso –. Rimettere mano a questo equilibrio faticosamente raggiunto rischia di far saltare tutto». Gli fa eco il collega Provenza: «Noi del M5s abbiamo lavorato tre anni per giungere a un testo equilibrato che potesse tenere conto delle diverse sensibilità: oggi ci sono le condizioni per approvare in poco tempo la legge». «Non ci siamo mai sottratti al dialogo», risponde all’appello Antonio Palmieri di Fi, ma ad oggi, si dice certo, «Pd, M5s e Leu non possono andare oltre il compromesso raggiunto in commissione». E però a Fi non basta, spiega. Secondo il parlamentare azzurro, «si è andati oltre i confini dettati dalla Corte costituzionale », senza puntare sulle cure palliative. E «parlare delle condizioni cliniche irreversibili, con una formulazione ambigua, apre la porta all’eutanasia per chiunque abbia una malattia cronica».
Allora, secondo Palmieri, la proposta di Letta «è teorica e retorica ma non pratica. Se davvero vogliono una mediazione, accolgano una parte dei nostri emendamenti». Concorda in pieno Gaetano Quagliariello: «Se la stessa urgenza manifestata sul diritto a morire fosse dimostrata sul diritto a poter accedere alle cure palliative», cambierebbe «la situazione di tanti che davanti a gravi patologie o disabilità piuttosto che essere 'di peso' preferiscono porre fine alla propria esistenza», dice il senatore di Cambiamo. Stesso ragionamento per Paola Binetti, senatrice dell’Udc, certa che la legge «crea senz’altro dei problemi perché non c’è un accordo tra le forze politiche di maggioranza » e «l’ostinazione caratterizza il Pd e i 5 stelle». Lisa Noja, di Iv, chiede che sia rispettata la libertà di coscienza, ma senza ricorrere al voto segreto.