Due case con la stessa importanza nella vita del bambino. Identico tempo passato con mamma e con papà. Medesima voce in capitolo sulle scelte educative. Insomma stessi diritti e doveri, perché nell’affido condiviso non ci dovrebbe essere un genitore collocatario a tempo pieno e l’altro, quasi sempre il padre, per i momenti ludici. Eppure crescere insieme un figlio, anche da divorziati, riduce i problemi psicologici, cognitivi ed affettivi dei minori. Non è solo una scuola di pensiero, ma il risultato della prima ricerca scientifica su 300mila bambini in quattro continenti. In Italia un bimbo su tre è orfano involontario, visto che in 25mila perdono il contatto con uno dei genitori dopo la separazione. Da sei anni la legge sull’affido condiviso c’è e riconosce la perfetta bi-genitorialità, ma nella realtà solo l’1% dei figli nel divorzio ha l’obbligo di tempo paritario con i genitori. Sulla carta la percentuale dell’affido alternato è anche del 18%, spiega il pediatra che ha condotto l’indagine, Vittorio Vezzetti, «ma in pratica su disposizione del tribunale il bambino passa l’83% del suo tempo con la madre e il 17% con il padre». Per spezzare le distorsioni della legge 54, servirebbero dei correttivi, doppio domicilio, mediazione familiare obbligatoria o mantenimento diretto. Un disegno di legge in materia, presentato dalla senatrice Alessandra Gallone, è però rimasto fermo per quasi cinque anni in commissione Giustizia. «Torneremo alla carica nella prossima legislatura - promette - è una questione di civiltà. È intollerabile negare il diritto di essere figli o genitori».Un’anomalia tutta nazionale, comunque, che va letta guardando ai dati sulle altre nazioni che hanno da anni l’affido condiviso come regola generale e possono essere uno spaccato importante degli effetti a lungo termine sui minori. La Svezia, tra i primi a introdurlo nel 1981, ha la più alta percentuale in Europa di affidi in alternanza, il 30%, il che ha fatto quasi estinguere le cause giudiziali: il 95% delle coppie arriva a una separazione consensuale già nella prima udienza. La genitorialità condivisa funziona anche in Australia, dove è legge dal 2006: e a fronte di un aumento generale delle cause di divorzio (circa 3mila in più l’anno) i ricorsi alla Family Court sono scesi di 5mila unità. Gli Stati Uniti, invece, dimostrano come gli affidamenti paritari tra i genitori non solo abbiamo ridotto i disturbi di ansia e stress dei minori, ma siano addirittura diventati un deterrente per il divorzio. Le nazioni con alte percentuali di affido condiviso, difatti, hanno visto crollare dell’8% la fine dei matrimoni. Al beneficio sui minori, ora statisticamente provato, si aggiunge perciò «un effetto collaterale di natura sociologica - aggiunge Vezzetti - l’incremento dei matrimoni e la diminuzione dei divorzi».