Fidenza. Parroco aggredito e ferito con un coltello. Arrestato l'aggressore
«Era in preda all’alcol e mi ha aggredito con un coltello gridando per tre volte "ti ammazzo". C’era sangue ovunque, per fortuna ho una corporatura robusta, in qualche modo gli ho fatto cadere il coltello. Altrimenti a quest’ora...». È ancora sotto choc don Mario Fontanelli, 74 anni, parroco di Santa Maria Annunciata di Fidenza – cittadina sede di diocesi in provincia di Parma – mentre racconta ad Avvenire l’aggressione subita in canonica nella tarda serata di mercoledì da un uomo che stava ospitando e aiutando.
Il sacerdote, soccorso dai carabinieri che lui stesso ha chiamato, è stato medicato al pronto soccorso dell’Ospedale di Vaio con diciannove punti di sutura al volto, dodici alla mano destra e tre a quella sinistra. Dimesso già nella notte, se l’è cavata con una prognosi di una quarantina di giorni.
L’uomo che lo ha aggredito, V. E., è un italiano di 57 anni nativo del Milanese, senza fissa dimora, già noto ai carabinieri e più volte carcerato. I militari di Fidenza, comandati dal maggiore Vito Franchini, hanno sequestrato il coltello con cui è stato ferito il parroco e che l’arrestato aveva nella sua stanza. L’uomo si trova ora nel carcere di Parma con l’accusa di tentato omicidio, lesioni gravissime, sfregio permanente del viso.
La scintilla che ha fatto scatenare la furia omicida è stata la richiesta di don Mario, alle 11 di sera, di abbassare la musica. L’uomo, brandendo un coltello, ha rincorso il sacerdote e ha sfondato la porta dietro la quale questi si era riparato, per poi menare fendenti. Don Fontanelli dopo aver tamponato le ferite è scappato in strada, rincorso dall’aggressore, proprio mentre arrivavano i soccorsi.
Nella parrocchia dell’Annunciata da oltre trent’anni è attiva "Casa Forestieri", una struttura di accoglienza di persone bisognose di aiuto. Attualmente sono ospitati una decina di lavoratori tra etiopi, eritrei e somali oltre all’autore dell’aggressione, arrivato nel Parmense nell’ambito di un progetto tra – racconta don Fontanelli – il «Centro di salute mentale di Imola, la comunità terapeutica "Casa di Lodesana" di Fidenza e la parrocchia».
Negli ultimi mesi, però, l’uomo pare non prendesse più i farmaci, per cui il parroco aveva avvertito il magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia perché destinasse V. E. ad altra struttura. «Il 1° settembre era in programma l’udienza, ma la decisione è stata rimandata al 24 novembre. Non si può comportarsi così quando ci sono rischi alti per le persone», commenta.
Ora don Mario vuole guardare avanti. «Al mio aggressore va il perdono cristiano. Stanotte mi ha sostenuto la preghiera. So bene che nel ministero sacerdotale c’è anche l’atteggiamento di Cristo sulla croce. Per il resto non cambia nulla».
Il vescovo della diocesi di Fidenza, monsignor Ovidio Vezzoli, ha espresso vicinanza al parroco, rammarico per l’accaduto che non va – precisa – «a inficiare la bontà e la disponibilità di don Mario nel continuare la sua opera di ospitalità nei confronti delle persone più bisognose». Il vescovo assicura preghiere anche «all’autore del gesto perché quanto compiuto, segno di un disagio personale e sociale, non ha bisogno di giudizio, ma di aiuto e di misericordia».
Solidarietà è arrivata anche dal sindaco di Fidenza, Andrea Massari, che chiede di riflettere su quanto accaduto. Da un lato, va sottolineato «il tentativo autonomo di don Mario di dare ospitalità a chi ne ha bisogno» e dall’altro di garantire che questo avvenga con un coordinamento «tra la rete della giustizia e della sicurezza».