Coronavirus: la politica. Fi e Lega, è lite ma non rottura
Maggio 2018: Matteo Salvini, a sinistra, e Silvio Berlusconi al Quirinale durante le consultazioni
L’ex premier respinge ogni ipotesi di ingresso nella maggioranza e di scambio con la norma che ostacolerebbe Vivendi: «Basta meschinità, proviamo a salvare le imprese e potenziare con il Mes il sistema sanitario» «Chi alimenta discussioni forse non si rende conto della gravità dell’ora che stiamo attraversando». Silvio Berlusconi decide di parlare a sera, con una nota diramata al termine di una giornata di veleni, cambi di casacca e schermaglie incrociate che scuotono la coalizione del centrodestra. «Solo degli irresponsabili in questa situazione perderebbero tempo in piccole manovre parlamentari. Noi non lo siamo e non lo sono i nostri alleati.
Quindi non ci presteremo a strumentalizzazioni mirate a creare equivoci e divisioni», scandisce il Cavaliere, smentendo la ridda di ipotesi su una possibile “collaborazione” forzista con la maggioranza e provando a rinsaldare la fragile malta che lega una coalizione costantemente sull’orlo di una crisi di nervi. Per sminare il terreno da equivoci, il leader di Forza Italia smentisce seccamente pure le voci su intese sottobanco col premier Giuseppe Conte sulla norma anti–scalata Mediaset: «Vorrei che non si parlasse più di queste meschinità e tanto meno di presunti scambi di favori ovviamente impossibili – argomenta – e si parlasse invece di quello che stiamo provando a fare per salvare le imprese e per potenziare con il Mes il sistema sanitario ». Questo, insiste Berlusconi, «è il senso della nostra disponibilità a collaborare, nello spirito dei richiami del capo dello Stato a un’unità sostanziale della nazione».
Rassicurazioni a parte, tuttavia, il clima resta teso. Anche per via del passaggio di tre deputati di Forza Italia passano al gruppo parlamentare della Lega: Laura Ravetto, ex sottosegretario del governo Berlusconi, Federica Zanella e Maurizio Carrara. Nella nota di commiato, i tre non risparmiano frecciate: «Viviamo con disagio le sempre più ampie aperture al Governo e gli ammiccamenti con il Partito democratico – scrivono Carrara, Ravetto e Zanella –. E prendiamo atto che Forza Italia ha perso quella forza propulsiva che l’aveva portata ad essere luogo di aggregazione per tutto il centrodestra. Riteniamo che quel luogo di aggregazione sia oggi rappresentato dalla Lega ». Il loro addio fa infuriare diversi parlamentari azzurri, che parlano di «irriconoscenza», e alimenta un’atmosfera ansio- gena nel partito, stretto fra il pressing della Lega e l’ascesa nei sondaggi di Fratelli d’Italia.
Ma mentre la leader di Fdi Giorgia Meloni adotta un prudente silenzio diplomatico, forse in vista di un tentativo di mediazione, Matteo Salvini non pare aver digerito le aperture berlusconiane al governo sulla legge di bilancio e lo dice apertis verbis, polemizzando in mattinata con gli azzurri: «I miei rapporti con Forza Italia? A me interessano i rapporti con gli italiani. L’appello del presidente Mattarella è alla collaborazione, non all’inciucio e ai rimpasti – commenta caustico –. Mi sembra che per Pd, M5s, Renzi e anche per qualche pezzo di Forza Italia si stia parlando di posti, non di cose da fare».
A Salvini non piace neppure il riferimento di Berlusconi al ruolo centrale di Fi in una coalizione che, altrimenti, sarebbe composta solo da una «destra isolata in Italia e in Europa», come la formazione di Marine Le Pen in Francia. A dividere Lega e Fi c’è poi la cosiddetta norma ”salva– Mediaset”, su cui pende alla Camera una pregiudiziale di costituzionalità avanzata anche dal capogruppo leghista Riccardo Molinari: «Mediaset non ha bisogno di aiutini – dice Salvini – e non voglio pensare a scambi, sicuramente non è così».
E a invelenire il clima contribuiscono le notizie giudiziarie dalla Calabria, con l’arresto per presunto voto di scambio con la ‘ndrangheta del presidente forzista del Consiglio regionale. Salvini plaude all’indagine, esprimendo sostegno al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Sul fronte della maggioranza, intanto, i presunti riposizionamenti di Fi vengono osservati con favore da Pd e Iv, mentre per M5s esprime una totale chiusura il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ricordando quando Berlusconi lo chiamò al telefono e lui si negò: «Era così allora, è così oggi. M5s e Fi sono mondi diversi».