Festa Avvenire. La lezione del Covid e la sanità di domani: a Matera prove di futuro
Un momento della Festa di Avvenire
La lezione della pandemia da non disperdere – è stato ripetuto più volte negli ultimi due anni – è il valore della cura della salute. Questa sera, alla serata conclusiva della sesta Festa di Avvenire a Matera, si è discusso di «Sanità di domani: territorio, eccellenza e ricerca». Ospite d'eccezione, il musicista Hauser che si è esibito al termine della serata.
L’importanza dell’innovazione è stata sottolineata dalla vicepresidente di Farmindustria Lucia Aleotti (Menarini): «I tempi record con cui sono stati realizzati i vaccini sono il risultato di uno straordinario spiegamento di forze, e di contributi record da parte del governo degli Stati Uniti, sia con Trump sia con Biden, direttamente alle aziende. Ma anche del fatto che la tecnologia dell’Rna messaggero poteva vantare dieci anni di ricerche». Non altrettanto positiva, segnala Aleotti, la situazione in Europa: «La Ue non incentiva la parte produttiva, a meno che non si svolga in territori europei da sviluppare. Ma con la crisi pandemica è apparso evidente che certe strutture produttive è meglio averle in casa». Sul piano scientifico, grande è la minaccia della resistenza agli antibiotici: «Una ricerca che non è stata incoraggiata dai governi – osserva Aleotti – e quindi che non è apparsa remunerativa per le industrie. Ma ora il rischio è che le infezioni resistenti agli antibiotici nel 2050 diventino la prima causa di morte, superando tumori e malattie cardiovascolari».
Uno sguardo alle necessità di riforma del Servizio sanitario è stato offerto dalla presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Mariella Enoc: «Dopo 40 anni, è chiaro che servono correttivi. Occorre, per esempio, ritornare a un ospedale come hub, senza che debba fare tutto. Ma più che le Case di comunità, in cui non credo, penso sia più importante puntare sulla formazione: per avere un medico ci vogliono 10-11 anni, e ne siamo già ora carenti. Anche gli infermieri mancano». In più in sanità, sottolinea Enoc, «non si può avere confini: il nostro ospedale ha accolto 1.200 bambini ucraini, e le loro famiglie, con gravi patologie, oncologiche e neurologiche».
Della ricerca oncologica più avanzata ha riferito Pier Giuseppe Pelicci, co-direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia di Milano: «La cura del tumore è cambiata negli ultimi 20 anni. Lo spartiacque è stata l’introduzione dei farmaci molecolari: colpiamo le cause del tumore, nei suoi geni alterati; e interveniamo sul microambiente, in particolare sul sistema immunitario che non riesce a funzionare. I risultati dicono che la sopravvivenza del tumore del polmone a 5 anni è passata dal 5 al 45%».