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LA MANIFESTAZIONE DI MILANO. Il Ferrara antipuritano spinge il premier nell'agone

sabato 12 febbraio 2011
"Alla Procura di Milano imputo, in termini politici, che si muove per sollevare un golpe morale". È una dura invettiva contro i magistrati milanesi, titolari dell'inchiesta sul caso Ruby, l'intervento con cui Giuliano Ferrara ha chiuso la manifestazione 'In mutande da vivi, contro la Repubblica delle virtu". "La magistratura è piena di brava gente che non applica questi metodi", ha premesso il direttore de Il Foglio, che, però, subito dopo ha attaccato i pm del capoluogo lombardo rei di usare modalità da "Inquisizione spagnola"."Berlusconi fa una telefonata folle, improvvisata in Questura (io gli voglio bene per questo: qualsiasi altro uomo di potere ne trova 15 che fanno la telefonata al posto suo), si è trattato di un errore bestiale", ha ragionato, "ma è tipico delle procedure inquisitoriali trasformare un errore in una crociata".Dopo gli interventi di Piero Ostellino, Iva Zanicchi, Alessandro Sallusti e Pietrangelo Buttafuoco, Ferrara ha esordito criticando duramente la manifestazione organizzata da Libertà e Giustizia sabato scorso per chiedere le dimissioni del premier. "Siamo oggi a Milano per consacrare questa terra al moralismo vero", ha sostenuto. A suo giudizio, è in atto un tentativo di "abbattere Berlusconi con ogni mezzo" e, non essendo riusciti a togliergli la maggioranza in Parlamento e ritenendo che il "Paese è rincretinito", i suoi avversari ritengono che sia necessaria una "forte iniziativa extra-parlamentare, extra-istituzionale". "Chi può realizzare un progetto politico fuori dalle regole e dalle istituzioni?", ha chiesto alla platea. "La Procura di Milano - ha risposto, tra gli applausi dei circa 1.500 partecipanti - lo ha già fatto una volta"."Berlusconi, ha grinta. Basta con queste cose ingessate in cui sembra Breznev. La voglio nel confronto politico. Voglio il vero Berlusconi del '94 capace di rilanciare il paese". Con queste parole il direttore del Foglio ha concluso la manifestazione. Non risparmiato critiche al centrodestra, ad esempio sull'"atto di indicazione elaborato dalla maggioranza" sulle tv. Secondo Ferrara, infatti, questa sorta di par condicio costante dice "cose che non stanno in piedi" e anzi dimostra una certa strisciante volontà di "censura"."Lei - ha sottolineato il giornalista rivolgendosi al premier - non deve fare agli avversari il favore di ridurre le sue giornate a quelle di un imputato. Deve fare il presidente del Consiglio". In più, "lei ha tre televisioni le usi in modo creativo". Ci sono tanti giovani "che hanno a cuore la verità - ha proseguito - diamo loro gli strumenti per fare 10, 100, 1000 giornali come Il Foglio".