Altolà senza sfumature da parte del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante: se sarà confermata la linea del Gip
nel suo provvedimento "chiaro e netto", se il Riesame non
imprime un altro corso alla vicenda, "possiamo solo chiudere:
non abbiamo altra scelta". E la chiusura non riguarderebbe solo "tutto lo
stabilimento di Taranto, ma anche Genova e Novi Ligure, che
vivono su quanto Taranto produce". Senza Taranto crolla tutta la filiera siderurgica italiana.
Ferrante è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare
d'inchiesta sui rifiuti praticamente alla vigilia della sentenza
del Riesame che dovrà decidere - molto probabilmente mercoledì -
se confermare o no il sequestro degli impianti e gli arresti
di otto dirigenti. "Quella
della Procura di Taranto è un'iniziativa meritoria perché ha
richiamato sull'Ilva l'attenzione delle autorità e ha svegliato
le coscienze", ha detto in premessa Ferrante, perplesso però
sugli arresti, che ha definito "gesto pesante". E la frase
che gli è valsa il richiamo del presidente della Commissione:
"Un giudizio su questo punto non spetta né a me, né a lei", lo
ha ripreso Gaetano Pecorella (Pdl), che in generale ha bocciato
come "inaccettabili" le proposte di Ferrante. Ma secondo l'Ilva,
a seguito della "iniziativa, legittima, dell'autorità
giudiziaria" si profila "una situazione di stallo": "chiudere i
sei impianti incriminati vuol dire chiudere non solo Taranto, ma
anche Genova e Novi Ligure". Un effetto domino che "sarebbe un
evento tragico e decisivo per la vita dell'azienda".
L'Ilva, "gli azionisti, la famiglia Riva - assicura Ferrante - vogliono restare a Taranto, la considerano
strategica". Ma ora si attende il Riesame.
Ferrante si è dichiarato fiducioso. Ma se
fosse confermata la richiesta di chiusura, allora bisogna
ricordare che "lo spegnimento di un altoforno è una procedura
complessa e non breve. E che lo si spegne per sempre". Il punto,
quindi, è come tenere insieme ambiente, salute e lavoro. Nella
sua ricognizione, Ferrante ha affermato che l'Ilva è oggi
"tecnologicamente all'avanguardia", che "le Pm10 a Taranto sono
inferiori che a Milano" e che dopo i "336 milioni destinati alla
bonifica dei terreni" sbloccati dal governo, "poi potrebbero
esserci finanziamenti per nuove tecnologie che l'impresa volesse
applicare sugli impianti" e che "sottoporremo al ministro
Clini". Si possono adottare delle migliorie, dice quindi Ferrante. Ma ipotizzare un cambio di produzione "richiederebbe investimenti
talmente grandi che non credo al momento si possano immaginare".