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L'analisi. Fattore tempo e rischi calcolati: la partita decisiva del premier

Giovanni Grasso giovedì 29 gennaio 2015
Il fattore tempo per Renzi stavolta non è solo una questione di immagine. È una necessità vitale. Lo ha esplicitato lui stesso alla riunione dei parlamentari del Pd: dopo il quinto voto ci sarà la palude, il caos. Una situazione di tutti contro tutti, in cui chi si sentirà ferito per la caduta del proprio candidato, rivolgerà la sua vendetta sul prossimo. Esattamente come è avvenuto due anni fa, con quelle elezioni che hanno bruciato Marini e poi Prodi e che hanno sancito, per Bersani e i dirigenti del Pd, l’inizio della fine. Se possibile questa volta la partita è ancora più in bilico. Perché, se succede il Vietnam a Montecitorio, a rischio ci sono le riforme e anche la stessa poltrona di Palazzo Chigi. Ma soprattutto il carisma di Renzi. Il giovane premier lo sa. Sa che tutti gli occhi sono puntati su di lui, e tutti sono pronti a infilzarlo se le cose dovessero andare male. Ma è anche vero il contrario: se Renzi vince la partita per il Quirinale, riuscendo a piazzare un candidato che unendo tutto il Pd si allarga ad altre forze, ha compiuto un vero capolavoro politico capace di rendere indiscutibile (e forse persino indiscussa) la sua leadership sulla scena politica italiana per gli anni a venire. L’azzardo è alto, ma le probabilità di riuscita sono maggiori di quelle di sconfitta. La base numerica di cui gode il Pd è consistente, al netto dei franchi tiratori. E sono pronti pacchetti di voti aggiuntivi. Una elezione di un presidente contro o senza Forza Italia non sarebbe una passeggiata in aula, ma non sarebbe nemmeno impossibile. Il discorso riguarda semmai il destino del patto del Nazareno. Ma anche qui i tempi di Renzi sono stati decisivi: la legge elettorale è passata al Senato, alla Camera non ci sono problemi per la sua approvazione. Una rottura con Berlusconi potrebbe mandare al macero la riforma del Senato. Ma a ben vedere anche per Berlusconi ci sono rischi. Un capo dello Stato eletto senza di lui, darebbe la sensazione di una china inarrestabile verso l’irrilevanza politica, dando voce e soprattutto forza ai contestatori interni.