Servizi sanitari agganciati al territorio, presidi di «comunità» vicini ai cittadini, in grado di agevolare la vita degli anziani soprattutto nelle zone rurali o marginali rispetto a ospedali e ambulatori. Sulla carta è questo il senso della rivoluzione che sta investendo le 17.796 farmacie d’Italia grazie a provvedimenti che hanno liberalizzato la possibilità di offrire una rosa di servizi extra alla vendita dei soli farmaci: prenotazione di visite ed esami, ritiro di referti, pagamento di ticket, test del sangue. Il cambiamento si sta compiendo gradualmente in questi mesi con l’entrata in vigore di tre decreti; il primo, entrato in vigore circa un mese fa, ha autorizzato le farmacie ad attrezzarsi per effettuare piccole semplici «autoanalisi» base (che non contemplino prelievi di sangue veri e propri), come controllo di glicemia e colesterolo; il secondo, in vigore da oggi sancisce la possibilità per la farmacia di avvalersi della collaborazione di infermieri e fisioterapisti, mentre a breve è prevista la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del terzo provvedimento che consente alle «croci verdi» di poter attivare il servizio Cup per prenotare visite e avere referti e responsi di laboratorio. Un capitolo delicatissimo questo, sul quale il legislatore ha dovuto porre un’attenzione speciale, vista la presenza di dati «sensibili» dei pazienti, soggetti a privacy. Il capitolo che si aggiunge oggi prevede, sotto responsabilità e coordinamento del farmacista, che infermieri e fisioterapisti possano garantire una serie di prestazioni, alcune anche a domicilio dietro stretta prescrizione medica. I primi «nell’ambito delle competenze del proprio profilo professionale» potranno offrire «supporto» per le analisi di autocontrollo, medicazioni e punture intramuscolo, e anche effettuare «attività di educazione sanitaria», senza trascurare «iniziative finalizzate a favorire l’aderenza dei malati alle terapie». Per ciò che riguarda i fisioterapisti, sempre sotto prescrizione medica, potranno «decidere percorsi di prevenzione e riabilitazione, oltre che attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie e cognitive e viscerali», e infine potranno valutare gli effetti della terapia rispetto agli obbiettivi di recupero funzionale. La rivoluzione è stata accolta con grande favore da tutti gli esponenti di categoria: «È una sfida importante – ha detto Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti –: in un Paese sempre più anziano questo rappresenta un modo efficace per assistere i cittadini più deboli». Da sciogliere però resta un nodo cruciale: per ora le nuove prestazioni saranno a pagamento (alcune farmacie fanno pagare 8 euro per il controllo del colesterolo); manca infatti il rinnovo delle convenzioni, prima quella nazionale poi quelle locali, tra farmacisti, Servizio sanitario nazionale e Regioni sugli eventuali ticket a carico dei pazienti e sul riconoscimento economico del lavoro delle farmacie. Un traguardo sul quale Mandelli è fiducioso: «Il governo ha dichiarato che vi avrebbe messo mano a decreti attuativi pubblicati. Ma credo che questa iniziativa sia positiva in ogni caso: sarà in grado di fare prevenzione e intercettare quei cittadini non inclini al controllo medico, come i giovani».