Verona. È stata liberata la giovane Farah, portata in Pakistan e costretta all'aborto
Farah, la giovane pakistana residente a Verona, portata con l'inganno dalla famiglia in patria e costretta ad abortire, è stata liberata da chi la stava trattenendo ed è stata posta al sicuro, in compagnia di rappresentanti delle autorità italiane. La ragazza sarebbe stata liberata nella zona di Islamabad grazie a un intervento delle forze di polizia pakistane. La notizia ha trovato conferma a Verona in ambienti vicini alle indagini. La giovane era riuscita a inviare ieri pomeriggio l'ultimo messaggio al fidanzato di Verona, la ragazza pakistana di 19 anni condotta con l'inganno in patria dalla famiglia e qui costretta ad abortire. Anche il ragazzo è di origini pakistane, ma è stato adottato da una famiglia veronese ed è cittadino italiano. La ragazza ha inviato anche a una compagna di classe un messaggio audio via WhatsApp, in cui ha raccontato di essersi fidata dei genitori tornando in patria e di essere stata tenuta legata per otto ore prima di abortire.
Si muove la Farnesina
Intanto, del caso si sta interessando anche il nostro MInistero degli Esteri. La Farnesina ha chiesto all'ambasciata d'Italia ad Islamabad di verificare con urgenza, con le autorità locali, le notizie relative alla studentessa pakistana, per fare luce, soprattutto, sull'aborto cui l'avrebbe costretta la famiglia. «Se così fosse - si legge in una nota - si tratterebbe di un gravissimo episodio. L'Italia difende con forza e in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e delle libertà e i diritti fondamentali sulla base della parità di uomini e donne».
Un altro amore contrastato
Anche in questo caso, all'origine della vicenda c'è un un amore contrastato tra la giovane pachistana e il ragazzo italiano. Il padre vive a Verona da una decina d’anni, ha un negozio in città che conduce in collaborazione con un figlio, pare bene integrato, ma non ne vuol sapere che sua figlia sia innamorata di un coetaneo italiano. E l’ha riaccompagnata in Pakistan. Dove l’avrebbe pure fatta abortire. Usiamo il condizionale, perché i messaggi in tal senso della giovane sono tutti da verificare.
La triste vicenda di Farah
Dopo la tragica vicenda di Sana, uccisa dal padre e dal fratello, perché voleva sposare un giovane di Brescia, ecco un’altra triste storia, in questo caso, per fortuna meno tragica, tuttavia drammatica. Farah, 18 anni, studentessa vicina alla maturità, è rientrata nel suo paese ai primi di gennaio. Improvvisamente, a quanto pare non di propria iniziativa, ma obbligata, e forse accompagnata, dai familiari. Accadeva dopo un lungo periodo di vicissitudini in casa, tanto da essere costretta, l’estate scorsa, a denunciare il genitore e a chiedere la protezione dei Servizi sociali del Comune.
Una volta in Pakistan, la ragazza vi è rimasta ben oltre i tempi in cui il fidanzato e la scuola l’aspettavano di ritorno. Scuola che stava esaminando l’opportunità di anticipare l’esame di maturità, come aveva chiesto la studentessa, perché il parto era programmato per la fine dell’anno scolastico e lei non voleva perdere il diploma. Il suo ragazzo, stessa età, quando ha cominciato a ricevere quegli sms carichi d’angoscia e l’invito di Farah ad essere aiutata a tornare a Verona, si è attivato con la scuola e il Centro del Progetto "Petra", particolarmente attivo nella protezione delle donne in difficoltà.
Indagina la polizia
Farah, tra l’altro, gli avrebbe raccontato di essere stata costretta ad abortire. Indagini sono in corso da parte della Polizia, allertata dall’Istituto Professionale San Micheli, la scuola della pachistana, per verificare se il racconto corrisponde a verità. Ed è quanto stanno cercando di sapere anche i Servizi Sociali del Comune di Verona, dai quali Farah è stata presa in carico dal settembre scorso ai primi giorni di gennaio. «Mi hanno fatto una puntura ed hanno ucciso il mio bambino, mio padre vuole che mi sposi qui» ha messaggiato la ragazza al fidanzato, che conferma la volontà di entrambi di tenere il bimbo.
Alle amiche ha pure scritto di essere stata persino sedata e legata ad un letto per abortire. Le autorità di Polizia hanno chiesto la collaborazione anche del Consolato pachistano.
I rapporti con il padre si sono incrinati l’anno scorso, probabilmente a causa della relazione affettiva. Non sono mancati neppure i maltrattamenti, così come riferito da Farah. L’assessore comunale Stefano Bertacco ha ammesso che per questo motivo la studentessa era stata accolta in una casa protetta. Ma improvvisamente, a dicembre, la giovane ha rinunciato all’assistenza, spiegando che la relazione in famiglia si era rasserenata. Solo apparentemente, da quanto si arguisce, nel tentativo del padre di convincere la figlia a ritornare in Pakistan. Ma a casa Farah è piombata nell’incubo. «Noi siamo pronti ad accogliere di nuovo Farah, a proteggerla e ad accompagnarla – ha rassicurato Bertacco – ma la situazione si è spostata in Pakistan e la stessa diplomazia italiana ha qualche difficoltà ad intervenire».
Già numerose, comunque, le iniziative parlamentari per attivare il Ministero degli Esteri affinché accerti la verità.
FdI chiede la cittadinanza italiana per Farah
Chiediamo al Ministro degli Esteri Angelino Alfano e al Ministro Minniti che si attivino urgentemente affinché il Consiglio dei Ministri
permetta di riportare in Italia la ragazza e a rilasciare la cittadinanza italiana a Farah. Fratelli d'Italia vuole scongiurare tramite questa richiesta nuovi casi Sana Cheema, la ragazza pakistana uccisa dalla famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato. L'essere cittadina italiana permetterebbe alla ragazza l'immediato trasferimento nel nostro Paese, dove la libertà individuale è tutelata mentre in Pakistan vive segregata da madre e sorella". È quanto dichiarano Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, e Stefano Bertacco, capogruppo di Fdi al Senato