«Sono entrato in questa diocesi il 30 giugno del 2007. Circa 14 mesi fa questo signore è venuto da me non a denunciare fatti di pedofilia, sia ben chiaro, ma ad accampare pretese sui beni immobili dell’Istituto Provolo: pretendeva di mantenere l’utilizzo di una palazzina e di una tenuta che per anni gli erano state offerte per generosità a titolo gratuito. Mi ha minacciato dicendo che si sarebbe vendicato con accuse di pedofilia e che avrebbe rovinato la congregazione. Gli ho chiesto invano informazioni più precise su tali accuse ma non ha voluto fare nomi» . Non ci sta il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, a lasciare che « fantasie aberranti, create strumentalizzando testimoni improvvisati e inattendibili » infanghino « una congregazione e una diocesi, non è corretto sotto un profilo civile » . Poi alle vie oblique scelte dagli accusatori risponde con l’arma della trasparenza: « Le situazioni descritte sono tanto raccapriccianti che, se anche uno solo degli episodi fosse vero, io interverrei immediatamente. Ma voglio una denuncia regolare, prove concrete e non racconti allucinati quanto inverosimili». Alla folla di giornalisti enuncia i lati oscuri della vicenda, mentre i suoi interlocutori si fanno sempre più attenti: «Giorgio Dalla Bernardina, presidente di una delle Associazioni di ex alunni sordi dell’Istituto, ci ha contattato solo tre volte per lettera – rivela – ogni volta senza presentare una denuncia dei fatti né circostanziarla con i nomi. Io l’ho correttamente mandato dall’interlocutore più competente, il vicario giudiziale Giampietro Mazzoni, la persona che conosce le procedure da seguire e che gliele ha indicate. Come tutta risposta, ha fatto quanto aveva minacciato: e alle vie istituzionali ha scelto la scorciatoia del settimanale L’Espresso» . Una situazione che il vescovo guarda con indignazione mista a pietà: « Sono tra l’incudine e il martello – commenta – Dalla Bernardina è un nostro diocesano... Ma se voleva fare la guerra doveva corazzarsi, non usare la baionetta » , come a dire che si è messo in un pasticcio più grande di lui. Tanto che il vescovo ancora gli tende una mano: «Lo invito a mettersi una mano sulla coscienza e a chiudere in modo dignitoso con una smentita, altrimenti saremo costretti a ricorrere alle vie legali perché è inaccettabile che costruisca un impianto inverosimile per suoi fini personali sulla pelle delle persone». Basta riascoltare le « testimonianze » raccolte da Dalla Bernardina e messe su Internet ieri da un quotidiano per coglierne tutta la fragilità: non solo si parla di violenze continue e orrende contro bambini e bambine sordi, nell’Istituto, in chiesa, anche in gruppo, con pratiche perverse di ogni tipo e di una gravità inaudita per 30 anni da parte di 25 preti su un totale di 26, ma Dalla Bernardina scivola malamente quando addirittura tira in causa Giuseppe Carraro, vescovo di Verona dal 1958 al 1978, una delle figure più amate e la cui santità è indubbia, del quale tra l’altro è in corso la causa di beatificazione: « Una vicenda losca chiamare in causa un uomo simile per sostenere che qui, in questa sala in cui siamo, si faceva accompagnare i ragazzini per abusarne... Ma proprio questo racconto già da solo smonta tutto il teorema » . Lucia Bellaspiga «Invito Della Bernardina a mettersi una mano sulla coscienza e a chiudere tutto in modo dignitoso con una smentita» Il vescovo Giuseppe Zenti