Le richieste al governo. Famiglia, in campo le idee dei partiti
Volendo escludere con un atto di fiducia che tutto si risolva in bellissime ma inefficaci parole, la Conferenza sulla famiglia ha due possibili obiettivi concreti: l’individuazione di misure urgenti per i nuclei numerosi da inserire già nella manovra 2018 e una scelta di fondo, di medio periodo, su una riforma fiscale che alleggerisca chi ha carichi familiari. «Dopo la nota di aggiornamento del Def avremo il quadro chiaro circa le risorse realmente disponibili in manovra e in base a questi numeri affronteremo la Conferenza», spiega Paola De Micheli del Pd, mamma da 17 mesi e sottosegretaria all’Economia.
Il punto, spiega, è analizzare bene «la composizione della crescita», vedere cioè se la ripresa economica in corso consente di aumentare le spese per l’anno prossimo senza deteriorare il deficit. «In previsione della legge di stabilità – prosegue l’esponente del governo – avremo anche una verifica delle misure varate negli anni scorsi. Un possibile punto di partenza potrebbe essere il potenziamento di questi strumenti», ipotizza. Il riferimento è agli interventi sulle neomamme e gli asili nido, per i quali potrebbe essere aumentata la dote finanziaria. Il cronoprogramma dunque è questo: a metà settembre la Nota di aggiornamento del Def sbarca in Parlamento, il 28-29 c’è la Conferenza di Roma, il 15 ottobre il governo deve presentare la manovra alle Camere. Tutto si gioca in un mese. Nell’area di maggioranza da sempre sensibile al tema-famiglia il clima è sospeso tra speranze e realismo. Stefano Lepri, il senatore dem che dà il nome a un disegno di legge delega che prevede l’assegno universale per i figli a carico, si muove sulla scia di De Micheli: «Dal momento in cui è escluso che ci sia nel 2018 l’intervento sull’Irpef, e dal momento in cui è dato per certo il sostegno alle assunzioni dei giovani, è difficile che ci siano i 2 miliardi che servirebbero per avviare il mio ddl o introdurre la fase uno del Fattore famiglia. Vedo possibile rafforzare gli strumenti già in vigore e proverei a portare a conclusione l’iter del mio provvedimento, così che la nuova legislatura prenda subito in carico i decreti attuativi».
È la stessa road mapdel deputato del Pd Edoardo Patriarca: «Dobbiamo puntare a inserire in manovra gli interventi più urgenti per i nuclei numerosi e impostare gli strumenti normativi per una misura strutturale che entri in vigore all’inizio della prossima legislatura». Non solo fisco, però. E il primo a metterlo in evidenza è il senatore democratico Francesco Russo: «Dobbiamo continuare a camminare per arrivare al quoziente familiare. Ma da pedagogista e docente universitario non posso non sottolineare che oggi c’è un problema enorme di pari opportunità circa l’educazione e l’istruzione. Le famiglie debbono avere autentica libertà di scelta e strumenti per consentire ai figli di avere una buona formazione». Diversi parlamentari della maggioranza parteciperanno alla Conferenza. Ci sarà Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita e deputato di Des-Cd: «Non c’è vita senza famiglia, ma non c’è famiglia senza vita», dice. «Oggi – prosegue – questa verità è sfidata a duello mortale da un lato dalla pretesa tecnologica di rendere famiglia ciò che non può essere aperto alla vita, dall’altro dall’oppressione per la mancanza di equità fiscale e di politiche familiari lungimiranti». Fisco e cultura dunque procedono insieme, e uno dei punti di caduta è «la piena applicazione della legge 194 per offrire alle donne soluzioni alternative all’aborto».
Anche il collega di gruppo parlamentare, Lorenzo Dellai, tiene insieme «la scommessa fiscale, la scommessa culturale e la scommessa sociale» per creare «un antidoto alla deriva individualista». Non si tratta, prosegue, «di elencare singoli provvedimenti, ma di affermare una strategia complessiva, duratura, incisiva» che arrivi sino al livello amministrativo, dove si erogano i servizi. Le opposizioni guardano alla Conferenza con un approccio diverso. Disponibili a collaborare, dicono, se emergeranno proposte concrete da portare subito in Parlamento. Ma pronte anche a sferzare esecutivo e maggioranza se gli esiti dovessero essere deludenti. «Nel 2005 – ricorda il deputato di Fi Antonio Palmieri – il governo Berlusconi aveva introdotto la deduzione di 2.900 euro per ogni figlio nato o adottato e anche per i costi per la badante. Sono misure attuali e attuabili anche oggi, assieme alla flat tax, al reddito di dignità e alla pensione alle mamme, punti del nostro programma». Tuttavia, Palmieri dubita che possa imboccare questa strada «un governo che ha varato una serie di leggi, dal divorzio breve alle unioni civili, che hanno picconato la famiglia dal punto di vista culturale. Gentiloni vorrà cambiar rotta?».
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, chiede direttamente a Gentiloni di «sottoscrivere il nostro appello per avviare, con la prossima manovra di bilancio, una rivoluzione del welfare nazionale che metta al centro la famiglia e la natalità». Primo filone, prosegue Meloni, è «lo spostamento dell’imposizione fiscale dalla persona al nucleo familiare». Secondo filone, «incentivi alle aziende che hanno il coraggio di assumere una donna in età fertile». Terzo filone, «l’introduzione del 'reddito per l’infanzia', ovvero un sostegno di 400 euro mensili per i primi tre anni di vita dei bambini delle famiglie in difficoltà». Il fronte del centrodestra si compatta con le parole di Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia: «La crisi demografica è molto grave. Dobbiamo riportare fiducia nella società con politiche che contrastino la deriva che porta il Paese a chiudersi in se stesso. Alla famiglia deve essere riconosciuto anche economicamente, con investimenti importanti, il ruolo che ha nel welfare. E alla luce di questo diviene lampante l’errore di Renzi di avere messo 80 euro nelle tasche di chi ha già un lavoro».
A prescindere dai toni, le proposte in campo non sono così lontane. Il 'Fattore' proposto del Forum delle associazioni familiari come portata finanziaria è paragonabile al ddl Lepri, e quest’ultimo ha punti di contatto con la proposta Meloni. Il problema sono «le scarse risorse » già annunciate da Padoan per la prossima manovra. Ma tra fare tutto e fare nulla, c’è la via di mezzo di iniziare a imboccare la strada. Altrimenti, la Conferenza sarà archiviata come un libro di buone intenzioni. Ed è lo spettro che agitano, partendo da due posizioni radicalmente diverse, Mario Adinolfi del Popolo della famiglia e Stefano Fassina, di Sinistra italiana. «Sinora – dice Adinolfi – da Gentiloni sono arrivate solo parole vuote e la Conferenza di settembre è una gigantesca presa in giro. Si può anche cancellare se deve essere pre-campagna elettorale. Questo è il governo in cui Boschi declina al plurale la parola 'famiglia', la maggioranza è la stessa del divorzio breve e delle unioni gay. Non bastano pacche sulla spalla e una mancetta in legge di bilancio. Ai movimenti cattolici dico: attenti a non farvi strumentalizzare».
Fassina, viceministro dell’Economia durante il governo Letta, arriva alla stessa conclusione: «Se si vuole fare sul serio, allora si rimodulino i 10 miliardi usati per il bonus da 80 euro. Quando si è decisa quella misura – ricorda Fassina – alcuni proposero un legame con i figli minori, ma si è preferita la propaganda elettorale. Poi l’Istat ci ha spiegato che i due terzi del bonus vanno a redditi medio-alti». Quindi, «temo che si faccia della conferenza uno spot pre-elettorale ». Tocca al governo smentire questo epilogo.