Avevano aperto bottega in un batter d'occhio, ma altrettanto velocemente hanno
dovuto chiudere le serrande centinaia di bar e ristoranti, gestiti per lo più da
immigrati, che avrebbero truffato 552 Comuni italiani con falsi certificati per
il commercio. Solo in Veneto sono 216 le amministrazioni municipali cadute nella
rete. La Guardia di Finanza di Padova, che ha scoperto il maxi-raggiro, ha già
chiuso circa 200 tra bar, ristoranti, pizzerie e negozi di parrucchiera
"tarocchi", denunciando 1.600 persone. L'operazione coinvolge 18 regioni
italiane. Oltre a quelli già chiusi, altri 2.000 esercizi commerciali sono sotto
la lente d'ingrandimento dei finanzieri. A canalizzare il flusso di aspiranti
baristi e ristoratori verso le centrali dei falsi Rec (atti del Registro
Esercenti il Commercio) erano 5 studi di commercialisti, tutti in Veneto, e
numerosi "caporali", soprattutto asiatici, incaricati di raccogliere le adesioni
all'illecito commercio di attestati e cercare nuovi clienti. I reati vanno dal
favoreggiamento all'immigrazione clandestina (il Rec serve per lavorare, e
consente di avere il permesso di soggiorno), dalla frode fiscale al falso in
atto pubblico. Per conseguire il Rec, necessario per somministrare pasti e
bevande, bisogna frequentare un corso professionale di 120 ore. Per "accorciare"
i tempi bastava affidarsi all'organizzazione, sborsando somme fino a 1.800
euro.Tre degli studi di commercialista indagati dalla Gdf hanno sede a
Padova, uno a Veroun altro a Vicenza. L'indagine è la prosecuzione di
un'operazione, denominata "Testa di Serpente", con la quale nel luglio scorso le
Fiamme Gialle e la magistratura padovana avevano smascherato un giro di
immigrazione clandestina e frodi fiscali gestite da professionisti veneti ed
asiatici. All'epoca c'erano stati tre arresti, tra cui il titolare di una
società di servizi alle imprese. Scavando tra le carte e analizzando i pc
sequestrati, i finanzieri avevano scoperto innumerevoli falsità documentali, tra
cui centinaia di Rec e libretti formativi. Seguendo le tracce investigative, i
finanzieri hanno accertato che la pratica dei certificati e i libretti illeciti
per il commercio si era diffusa su tutto il territorio nazionale. Le fiamme
gialle sono così arrivate in alcune province del centro Italia dove hanno
verificato che i falsi certificati non erano più tali sotto l'aspetto materiale,
ma ideologico: in pratica la scuola abilitata al loro rilascio (su moduli
originali), li consegnava ad aspiranti gestori di locali che, anziché
frequentare le lezioni per due mesi, arrivavano in giornata da tutta Italia,
firmano registri presenze falsificati, sostengono esami finali conoscendo già
tutte le risposte e se tornavano a casa 'diplomati'. A canalizzare questo flusso
di aspiranti baristi e ristoratori erano i 5 studi commercialistici veneti al
centro delle indagini e i 'caporali' asiatici che contattavano i 'clienti'. In
questo modo venivano colpiti di riflesso migliaia di commercianti onesti, a
danno dei quali il sistema fraudolento diffondeva nel circuito economico, come
un virus, migliaia di concorrenti abusivi. I particolari dell'operazione saranno
illustrati in una conferenza stampa alla ore 11 nella sede del comando di Padova
della Guardia di Finanza, presente, tra gli altri, il Procuratore della
repubblica di Padova, Mario Milanese.