Attualità

Alluvione in Romagna. Il vescovo nel fango, a Bagnacavallo: «Vi risolleverete»

Quinto Cappelli, Traversara di Bagnacavallo (Ravenna) lunedì 23 settembre 2024

Il vescovo Mario Toso a Traversara di Bagnacavallo, località fortemente colpita dall’alluvione

«Il paese di Traversara con i suoi 480 abitanti, a 4 chilometri dal Comune di Bagnacavallo e nel triangolo Ravenna, Lugo e Faenza, è fra i più devastati dall’alluvione che ha colpito in questi giorni la Romagna, per la terza volta in 16 mesi. Sembra un paese distrutto dalla guerra o da un terremoto e ci vorranno anni per rialzarsi». È il drammatico racconto del vescovo di Faenza-Modigliana, Mario Toso, che sabato scorso, insieme al direttore della Caritas diocesana don Emanuele Casadio, si è recato a Traversara di Bagnacavallo, definito dai media «il paese che non esiste più», per incontrare, con gli stivali ai piedi e fianco a fianco, la popolazione che ha subito la terribile alluvione. Centinaia le persone che sono state costrette a sfollare, mentre la furia del fiume Lamone si è abbattuta sulle abitazioni, distruggendone diverse e provocando ingenti danni. Racconta il presule: «Mentre erano in corso le operazioni di pulizia del fango e rimozione dei detriti, ho incontrato diverse persone della piccola comunità, fra cui il parroco don Giovanni Samorì, il sindaco di Bagnacavallo e il maresciallo dei carabinieri con la caserma inagibile, infondendo a tutti speranza e coraggio». Proprio come il vescovo aveva fatto nei giorni precedenti nella sua lettera alla popolazione della diocesi romagnola, la più colpita dall’alluvione (10 Comuni su 12), scrivendo: «Senza perdere tempo, dovremo incentivare azioni solidali, pensate, programmate, per migliorare il nostro rapporto con questa terra».

Il presule ha raccontato che «mentre giravo fra le case devastate o che non ci sono più, ho incontrato tante persone disperate. Un nonno mi chiamava e mi salutava dalla finestra del terzo piano, mentre il nipote portava via fango dall’abitazione con la carriola». In tutta la zona ci sono anche mille giovani volontari accorsi da tutta Italia a spalare fango. «Fra questi – prosegue il vescovo Toso – ho ringraziato decine e decine di giovani della Caritas Ambrosiana di Milano, accorsi per la terza volta da Milano non solo per spalare fango, ma anche per pulire e disinfettare i locali, essendo in ciò specializzati». Anzi, la Caritas Ambrosiana era qui impegnata nella ricostruzione dopo la seconda alluvione. Proprio per questo lo scorso maggio l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, aveva presieduto in Cattedrale a Faenza la messa solenne per la patrona Madonna delle Grazie. Domenica il vescovo Toso ha visitato anche la parrocchia di Sant’Antonino in Borgo, la più colpita in città. Racconta il presule: «Qui ho incontrato tanta desolazione e tristezza, con gente che ha perso tutto per la terza volta. In un bar ho incontrato tanti anziani. Più che dire parole, ci siamo abbracciati». Ma in parrocchia funziona anche un punto ristoro per gli alluvionati della città e per i volontari che spalano fango da tutta Italia. «Domenica – racconta il vescovo- sono stati preparati 500 pasti e un bel gruppo di giovani parrocchiani sta spalando fango nelle case, aiutando chi ha bisogno».

Domenica sera si è svolta anche una marcia di protesta per le vie di Faenza, fino a piazza del Popolo, fermandosi davanti al Comune e alla Cattedrale. I tanti alluvionati, con guanti e stivali sporchi di fango, con carriole infangate, gridavano “basta” e urlavano la propria rabbia verso le istituzioni. Sulle carriole le scritte “Comune”, “Hera”, “Regione”, “Governo Meloni”, “Commissario Figliuolo”, “Von der Leyen”. Commenta Marcello Arfelli, uno degli organizzatori: «Siamo arrivati qua per far sentire la nostra voce al sindaco e speriamo che possa arrivare anche alla Regione e da lì al commissario Figliuolo. Che smettano di rimpallarsi a vicenda e trovino insieme la soluzione». È quello che pensa anche il vescovo Toso: «Non è il tempo delle polemiche, ma dell’ascolto, del dialogo e delle responsabilità. Serve una seria prevenzione e programmazione per la messa in sicurezza del territorio, ascoltando gli studiosi dei cambiamenti climatici».