Guerra. Corsie di solidarietà Europa-Ucraina per non fermare l’export di cereali
Una nave carica cereali
Migliaia di chiatte e di vagoni ferroviari, con «corsie di solidarietà Ue-Ucraina». Di fronte alla brusca frenata delle esportazioni di cereali dall’Ucraina, per via del blocco dei porti del Paese a causa dell’invasione russa, la Commissione Europea ieri ha presentato una comunicazione con un piano per trovare vie alternative. Fino a prima del 24 febbraio, l’Ucraina esportava proprio dai suoi porti sul Mar Nero il 90% dei cereali prodotti sul suo territorio (il 20% delle entrate di Kiev).
Un problema non da poco: il Paese è il primo esportatore al mondo di olio di girasole (il 50% degli export mondiali), il terzo per i semi di colza (20%) e di orzo (18%), nonché il quarto maggiore per il mais (16%) e il quinto per il grano (12%).
«L’Ucraina è il granaio del mondo – ha commentato la presidente Ursula von der Leyen – ostacolando esportazioni vitali il Cremlino sta minacciando la sicurezza alimentare di tutto il mondo».
Secondo Coldiretti, l’Ucraina è il secondo fornitore di mais dell’Italia (13%) e fornisce il 3% delle nostre importazioni di grano. Il problema è particolarmente grave per vari Paesi in via di sviluppo che dipendono dall’Ucraina e dalla Russia per grano e altri cereali, con crescenti tensioni sociali.
«L’Ucraina – spiega la commissaria ai Trasporti Adina Valean – al momento ha nei magazzini 40 milioni di tonnellate di cereali, la metà deve esser esportata entro fine luglio. Non solo per ragioni economiche e di sicurezza alimentare, ma anche perché cresce la pressione per liberare spazi per il prossimo raccolto». Senza i porti, è un’impresa difficilissima.
Un esempio citato da Valean: la scorsa settimana è partita dal porto rumeno di Costanza una nave carica di 70.000 tonnellate di cereali ucraini, portati sin lì con «una combinazione di 49 chiatte fluviali (il Danubio unisce Ucraina e Romania ndr) e di treni». Alcune indicazioni: un treno di 600 metri può trasportare circa 1.900 tonnellate di cereali, una chiatta tra le 1.500 e le 3.000 tonnellate. Complessivamente, spiega Valean, «servirà lo stupefacente numero di 10.000 chiatte e oltre 300 grandi navi per trasportare 20 milioni di tonnellate di cereali. Uno sforzo gigantesco».
Cruciali, oltre alle chiatte, sono i treni. Solo che lo scartamento dei binari in Ucraina è maggiore di quello dell’Ue: al confine deve esserci un trasferimento del carico da un convoglio all’altro o un cambio di assi ai vagoni. Ci sono macchinari appositi, ma sono troppo pochi e in generale, avverte la Commissione, «le capacità di trasferimento sono insufficienti». Si tratterà, dice Bruxelles, di ottenere «un vasto numero di vagoni a scartamento Ue», con l’aumento inoltre di vagoni serbatoio e portacontainer. Un appello anche all’industria ad accelerare la produzione.
La Commissione punta, inoltre, a creare una piattaforma che consenta alle autorità ucraine di comunicare il fabbisogno di trasporto (treni o chiatte), e agli Stati Ue di poter indicare che cosa possono mettere a disposizione, con anche punti di contatto a livello nazionale.
Ci sono poi le questioni doganali: «i tempi di attesa di vagoni (al confine con l’Ue ndr) – lamenta Valean – è tra i 16 e i 30 giorni». Tempi lunghi anche per i camion. La richiesta è di ridurre allo stretto necessario le procedure, aumentando inoltre il personale.
Un altro problema è la congestione delle principali rotte ferroviarie utilizzate dall’Ucraina, verso Polonia o alla Romania. La Commissione insiste che si facciano avanti altri Stati membri con porti, come Bulgaria e Repubbliche Baltiche. Inoltre, «nella rete di trasporto europea – afferma Bruxelles – si dovrebbe dare priorità ai treni merci legati all’export ucraino».
Necessarie pure speciali garanzie per convincere i proprietari di vagoni a inviarli oltre il confine ucraino, visto che binari a scartamento Ue entrano fino a 60 km nel territorio ucraino. Lo stesso per i trasportatori su gomma Ue, che esitano a entrare nel Paese. Per quelli ucraini, si chiedono permessi speciali per la circolazione nell’Ue. Per il medio lungo termine cruciale sarà l’utilizzo dei fondi della Connecting Europe Facility, che potranno esser utilizzati per finanziare collegamenti ferroviari, fluviali e via terra tra l’Ucraina e l’Ue. Un piano immane che richiedere lo sforzo coordinato di tutti gli Stati membri. «È essenziale - conclude la Commissione - che l’Ucraina rimanga pienamente integrata nelle catene di rifornimento e nei mercati agricoli globali».