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Eurispes. Corruzione: in Italia percezione eccessiva, è la «sindrome del Botswana»

Redazione Romana giovedì 10 gennaio 2019

In Italia i livelli di corruzione percepiti sono decisamente superiori a quelli reali: soffriamo della "sindrome del Botswana", intesa come tendenza ad accostarci a Stati difficilmente assimilabili al nostro per benessere e ricchezza. È quanto emerge da La corruzione tra realtà e rappresentazione. Ovvero: come si può alterare la reputazione di un Paese, ricerca curata da Giovanni Tartaglia Polcini per l'Eurispes e presentata stamane a Roma.

«Dipingere un Paese come corrotto o anche più corrotto di quanto realmente non sia può avere effetti diretti e indiretti sull'economia», premettono i ricercatori dell'istituto, sottolineando come la definizione di indicatori validi, efficaci e condivisi sul piano internazionale rappresenti «il primo ed essenziale passo verso il controllo, la prevenzione e il contrasto». Perché «senza misure accurate e affidabili non solo diventa difficile cogliere l'estensione e l'ordine di grandezza del fenomeno ma anche indirizzare strategie di intervento istituzionale e politico di contrasto e repressione».

L'Italia, negli indici internazionali, si colloca in posizioni molto più basse di quanto non meriterebbe il suo status di Paese democratico e di potenza mondiale, tra i primi dieci grandi Paesi al mondo per il Pil pro capite: siamo al 46esimo posto nell'Indice di competitività (2007), al 53esimo nell'indice Doing business (2008), al 41esimo nel CPI (2007), al 60esimo nell'Index of Economic Freedom (2006), addirittura all'84esimo nel Global Gender Gap Index (2007).

In ambito Ocse, siamo il Paese con la più alta corruzione percepita (circa 90%) e con una fiducia nel governo superiore al 30%, più alta di quella di Grecia, Portogallo, Spagna e Slovenia nonostante questi Paesi abbiano una percezione della corruzione inferiore alla nostra (tra l'80% e il 90%). Non solo: nell'ultima graduatoria di Transparency International, basata proprio su un indice di percezione, risultiamo al 69esimo posto con l'85% degli italiani convinti che istituzioni e politici siano corrotti: eppure, alla domanda specifica, posta a un campione di cittadini, se negli ultimi 12 mesi avessero vissuto, direttamente o tramite un membro della propria famiglia, un caso di corruzione, la risposta è stata negativa nella stragrande maggioranza dei casi, in linea con le altre nazioni sviluppate.

Secondo Tartaglia Polcini, «il rating attribuito all'Italia è spesso ingeneroso, se non a tratti errato, con notevoli conseguenze anche sul piano macro-economico». Quello che si verifica nel nostro Paese è «il "Paradosso di Trocadero": più si perseguono i fenomeni corruttivi sul piano della prevenzione e le fattispecie di reato sul piano della repressione, maggiore è la percezione del fenomeno. L'effetto distorsivo collegato a questo assunto ha concorso a penalizzare soprattutto gli ordinamenti più attivi dal punto di vista della reazione alla corruzione in tutte le sue forme».

«Ovviamente - spiega il presidente del'Eurispes, Gian Maria Fara - non intendiamo sostenere che l'Italia sia immune dalla corruzione o che la corruzione stessa non ne abbia caratterizzato la storia antica e recente. Ciò che vogliamo, invece, fortemente affermare è che il nostro Paese è anche meno corrotto degli altri, che reagisce alla corruzione più degli altri, che non la tollera e che combatte il malaffare e oggi lo previene anche meglio degli altri».

Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, ha sottolineato «la scarsa affidabilità degli indici di percezione della corruzione, che non misurano il fenomeno, ma solo l'impressione che se ne ha». «L'individuazione dei veri numeri della corruzione è uno dei temi importanti - ha detto il presidente dell'Anac -. Chi studia il fenomeno per misurarlo deve necessariamente avere un approccio scientifico. La corruzione è come un iceberg di cui emerge una puntina piccolissima, ma il problema è quello che c'è sotto. E ricordo che è stata la parte nascosta del l'iceberg a far affondare il famoso Titanic. È quindi
fondamentale capire dove, come e quanta corruzione c'è ed è questo il tema al centro della ricerca Eurispes che presentiamo oggi. Il tasso di corruzione di una nazione investe direttamente la credibilità delle sue istituzioni e da un punto di vista politico, dunque determinare con una certa attendibilità le dimensioni che il fenomeno assume, è innanzitutto una "pagella" su un Paese e sulla sua classe dirigente. C'è poi un aspetto economico, ancora più rilevante. Il pregio principale della ricerca è proprio l'inquadramento del problema in una prospettiva comparata. La difformità esistente fra le varie nazioni non è difatti soltanto uno dei principali ostacoli alla "costruzione" di indicatori di corruzione universalmente validi».

Per il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, «la misurazione della corruzione è un tema di grande importanza. Molto difficilmente si possono recuperare i dati sul territorio per una misurazione reale. Il tasso di corruzione non è grave, ma gravissimo. Non vi è luogo sul territorio nazionale dove non siano presenti associazioni mafiose. Esistono forme di corruzione così raffinate che possono essere scoperte solo con indagini mirate: sono persone che non parlano più per telefono, si incontrano in mezzo alla strada e in luoghi dove è impossibile mettere una microspia. Il lavoro di Giovanni Tartaglia Polcini è importante dal punto di vista scientifico e la corruzione è anche qualcosa che bisogna smascherare e che nasce da un difetto di etica, di formazione. Occorre formarsi sui valori e imparare a considerare uomini "ricchi" coloro che li mettono in pratica e ne sono promotori».

Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato per la promulgazione della legge anticorruzione, approvata definitivamente dal Parlamento il 18 dicembre scorso.