Bufera. Etruria, Vegas sconfessa Boschi. Lei si difende: non ho mentito
Sceglie la chiusura col botto Giuseppe Vegas. All’ultimo giorno da 'numero uno' della Consob, l’ex esponente forzista e del Pdl si presenta davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche e innesca la nuova miccia pericolosa per la maggioranza e per Maria Elena Boschi che però, al termine di una nuova giornata 'torrida', non arretra di un centimetro: «Non mi dimetto, non ho mentito», afferma in tv, presentandosi (in abito verde) a La7 dopo aver chiesto di essere invitata e dopo aver già affidato nel pomeriggio una prima difesa a Facebook. «Le opposizioni ripetono da due anni la stessa cosa. Non c’è stato nessun favoritismo nei confronti di mio padre o della mia famiglia. Dopo due anni di strumentalizzazioni ora basta », insiste.
Che l’atmosfera sia destinata a riscaldarsi lo si capisce, a San Macuto, non appena Vegas dice (in risposta a una domanda generica, fatta senza far nomi, di Davide Zoggia, di Leu): «Ho avuto modo di parlare della questione Banca Etruria con il ministro (all’epoca dei fatti, ndr) Boschi». Il motivo? Boschi, coinvolta nella vicenda in quanto figlia di Pier Luigi (divenuto vicepresidente di Etruria nel maggio 2014), «mi prospettò preoccupazione – racconta Vegas – per la possibilità di acquisizione di Etruria da parte della Popolare di Vicenza e questo sarebbe stato di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro». Un colloquio 'improprio', perché Consob non ha competenza sulle aggregazioni fra istituti creditizi (aspetto che un ministro, per di più delle Riforme, dovrebbe ben sapere), e difatti Vegas precisa di aver risposto in questi termini. Aggiungendo tuttavia di non aver subito alcuna pressione e di «non aver trovato sorprendente» che un ministro si interessasse al suo territorio.
La vera 'bomba', però, è un’altra. Arriva quando Vegas svela che, fra i «2 o 3 incontri» avuti con lei all’epoca (in uno dei quali Boschi gli anticipò anche che il padre sarebbe diventato vicepresidente), nell’aprile 2014 la Boschi «chiese di vedermi e venne a Milano». Il presidente Consob aggiunge dettagli: «Prima abbiamo mangiato in un ristorante, poi siamo andati in Consob. Una sera venne a cena a casa mia con altra gente». È questo il punto più scottante: i ripetuti 'contatti' fra un ministro della Repubblica con il padre banchiere e il capo della commissione che vigila sui soggetti che offrono al pubblico prodotti finanziari (la vicenda Etruria ha causato perdite a oltre 130mila risparmiatori). A sera è Boschi ad aggiungere ancora altri elementi: «Forse Vegas si è scordato, ma ho gli sms: il 29 maggio 2014 lui mi chiese di incontrarci in modo inusuale a casa sua alle 8 di mattina. Io ho detto 'no, semmai alla Consob o al ministero'». Parole, quelle di Vegas, subito lette, a destra e a sinistra del Pd, come la prova di bugie dette da Boschi alla Camera, nel famoso discorso del 18 dicembre 2015, quando fu discussa la mozione di sfiducia nei suoi confronti. Praticamente in tempo reale da M5S («Ufficiale: Boschi si è occupata di Etruria», twitta Carlo Sibilia, membro della commissione) e Lega parte il coro 'dimissioni'.
A calcare la mano è Alessandro Di Battista, che le rinfaccia quel «nessun favoritismo» scandito due anni fa: «Parole tue – incalza l’esponente 5 Stelle –. E invece chiami Vegas, ti fai ricevere a Milano e gli esprimi timori per la banchetta di famiglia». Ma la richiesta che fa più scalpore è quella di Roberto Speranza, leader di Mdp/LeU: «Quando si mente al Parlamento non c’è altra via che le dimissioni ». Tutto il Pd fa quadrato, invece, attorno a 'Meb'. Paolo Gentiloni, impegnato a Bruxelles al Consiglio Europeo, fa sapere che per lui la sottosegretaria a Palazzo Chigi ha chiarito. Gli attestati di fiducia danno forza a Boschi. In tv accenna anche all’altro snodo delicato: le presunte pressioni su Federico Ghizzoni, l’ex ad di Unicredit (sarà ascoltato il 20), perché si interessasse a Etruria, come rivelato da Ferruccio de Bortoli. «Sì, ci siamo visti più volte, anche in pubblico – replica –, come ho visto i suoi successori. Ma non ho mai chiesto nulla che potesse favorire Etruria, mai fatte pressioni». Insomma, la stessa linea tenuta sugli incontri con Vegas: «Sui giornali si parlava di aggregazione e abbiamo parlato anche di questo. Ma non vedo nulla di strano, è stata solo una chiacchierata. Non ho detto nulla che eccedesse il mio ruolo istituzionale ». Quindi rilancia che vorrebbe essere candidata dal Pd in Toscana: «Non lascio, non perché sono attaccata alla poltrona, ma perché lo sono alla verità». E a Luigi Di Maio (M5S) che la definisce «la Mario Chiesa della seconda Repubblica » risponde che gli avvocati valuteranno la querela.