Cerca di chiudere quanto prima l’Udc, che già martedì chiederà di calendarizzare alla Camera la legge sul "fine vita". Ma il provvedimento torna all’esame di un Parlamento ridisegnato negli equilibri e il testo su cui si sono già consumate diverse battaglie rischia di dividere il fronte del terzo polo e soprattutto ancora il Pd. I centristi di Casini, infatti, non si troveranno allineati con tutto il Fli, all’interno del quale le posizioni sono differenziate. Mentre tra i democratici lo scontro è già aperto.Ieri, in un’intervista al
Corriere della sera, il leader degli ex popolari di area Modem Beppe Fioroni ha rivendicato il diritto alla libertà di coscienza e subito è tornato in campo il senatore chirurgo Ignazio Marino, deciso a stopparlo. Ma con Fioroni si schiera compatto il gruppo dei 40 che fa capo alla minoranza veltroniana. E dunque si preannuncia un nuovo scontro all’interno del partito. Fioroni sa di rappresentare «l’orientamento non prevalente nel Pd», ma sul tema di rilevanza etica rivendica «libertà di coscienza». E tuttavia, «non vedo il problema», dice l’ex ministro, più volte dato in uscita dal partito, ma sempre pronto a negare, malgrado le tante divergenze con la segreteria. «Non sarà il banco di prova della rottura, ma della libertà e della pluralità del Pd». Un ragionamento su cui si ritrovano i tanti moderati del partito di Bersani, da Gasbarra a Farinone a Grassi, sostenuti dalle senatrici Baio, Fioroni, Garavaglia, D’Incecco, Pedoto: «La libertà di coscienza sui temi etici deve essere la forza innovatrice della proposta politica del Pd».Non è dello stesso avviso però Marino, il quale chiama in causa lo stesso Bersani, ricordando che il segretario «le indicazioni le ha date in due occasioni pubbliche», ovvero nella conclusione dell’assemblea di Torino e con «un impegno preso parlando a 10 milioni di telespettatori al programma di Fazio e Saviano». Ma se ci si dovesse ripensare, allora, per il senatore, Bersani dovrebbe «chiedere un referendum all’interno degli iscritti», il cui risultato dovrebbe, come ai tempi del centralismo democratico nel Pci, vincolare tutti.E d’altronde nel Pd i voti sui temi etici hanno sempre comportato rotture, come nel caso della parlamentare Paola Binetti, traslocata nell’Udc, dopo tante battaglie. Oggi Binetti guarda con solidarietà ai dissidenti democratici e, dice pensando anche ai finiani: «auspichiamo un’ampia convergenza» sulla materia, visto che «il progetto esprime una sensibilità che appartiene a tutti quanti».Rispetto al testo licenziato dal Senato il 26 marzo del 2009, sull’onda della drammatica vicenda di Eluana Englaro, nel passaggio alla commissione Affari sociali di Montecitorio sono state apportate diverse correzioni. È rimasto saldo il principio che «l’alimentazione e l’idratazione», in quanto «forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita», «non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento». Tuttavia, spiega Binetti, «abbiamo cercato di precisare meglio questo criterio». In particolare si è stabilito che se va rispettato rigidamente il principio che non si possono interrompere alimentazione e idratazione in caso di stato vegetativo, è invece possibile staccare i sondini di cibo e acqua «ai malati terminali nel momento i cui si confermano inefficaci e si configura l’accanimento terapeutico».