Attualità

LEGA NELLA BUFERA. L'autista: «Ero io il bancomat di Renzo»

Nello Scavo martedì 10 aprile 2012
Le malelingue del Carroccio di questi tempi sono impietose. «Ha proprio fatto la fine della trota», dicono mentre danno di gomito dopo aver visto i video che imbarazzano il delfino mancato. Immagini che gli inquirenti conoscono. Alessandro Marmello, autista e guardia del corpo di Renzo Bossi, ha girato di nascosto del rampollo del «capo» i momenti nei quali consegna denaro contante al «trota».Denunce che arrivano quando gli inquirenti si apprestano a iscrivere nel registro degli indagati esponenti di primo piano della Lega Nord, dopo che sarebbero stati trovati riscontri sufficienti per sostenere che i massimi vertici del partito sapevano della "gestione Belsito", della presunta "lista della spesa" a beneficio della famiglia Bossi e della costituzione di una contabilità parallela dietro alla quale potrebbero nascondersi fondi neri e conti cifrati in paradisi fiscali.La Guardia di Finanza ha segnalato alcune «operazioni sospette» come quella riguardante «due movimenti di denaro contante sui rapporti intestati alla Lega Nord, di importo complessivo pari a 95mila euro, prelevati nel mese di dicembre 2010 (dal tesoriere dimissionario Francesco Belsito, ndr) con la giustificazione fornita alla banca segnalante di "alimentare la cassa del partito"».Ma quella di ieri è stata soprattutto la giornata di Alessandro Marmello. Dal 2009, da quando è alle dipendenze di via Bellerio, Marmello spiega di avere avuto «disponibilità di denaro contante per le spese relative al servizio» di autista. Ogni volta che aveva bisogno di soldi «per fare benzina, oppure pagare eventuali spese per la manutenzione dell’auto, ma anche per pagare il ristorante quando ci trovavamo, spesso, fuori Milano». Fin qui nulla di strano. Bastava bussare all’ufficio cassa, «firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari, era praticamente un foglio bianco, e ritirare ogni volta un massimo di 1.000 euro. Anche più volte al mese». Denaro che secondo l’autista gli veniva in affidato, senza tanti controlli, «come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo». Tra queste documentazioni di spesa, molte volte avrebbe però inserito ricevute, «che mi erano state date da Renzo per coprire sue spese personali». Che genere di "rimborsi"? «Poteva essere la farmacia – risponde –, ristoranti, spese varie, cose così. Insomma, quando avevo finito la scorta di denaro andavo in cassa, firmavo e ritiravo». Compreso il pieno di benzina «pure per la sua auto privata», denuncia l’autista.«Non so se lui avesse diritto a quei soldi: tanti o pochi che fossero – si chiede adesso – perché dovevo ritirarli io? Ho cominciato ad avere paura di poter essere coinvolto in conti e in faccende che non mi riguardavano, addirittura di sperpero di denaro pubblico, dal momento che i soldi che prelevavo erano quelli che ritengo fossero ufficialmente destinati al partito per fare politica». Insomma. «soldi pubblici, almeno credo, non spendibili per accontentare le spese personali di Renzo Bossi».