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Il lettiano. Russo: «Enrico non considera il cinismo una virtù Renzi I? In mano al Cav»

Marco Iasevoli venerdì 14 febbraio 2014
Ha passato le ultime 72 ore nella war room del premier. «Rabbia? Forse delu­sione, all’inizio, ma nelle ultime ore En­rico era molto sere­no, leggero», assicu­ra Francesco Russo, il senatore forse più vicino a Letta. «Lui è un leader che scom­mette sulla serietà e sulla fedeltà alla pa­rola data. Non credo che piccole o grandi delusioni cambie­ranno il suo modo di essere. Non conside­rerà mai il cinismo u­na virtù, né coltiverà rancori». Rifiuterà davvero un dicastero di pre­stigio? Sì, ne sono certo. E non sarà un capocorrente né si candiderà alle Europee. Lavorerà nel Pd e per il Pd. Le boutade su un nuovo partito centrista sono ridicole. Noi il Pd lo abbiamo sognato e costruito, la volontà di Letta è farlo crescere, modernizzarlo, evitando però la deriva del partito di plastica, tut­to immagine e slogan. Pensa alla rivincita, magari alle prossime prima­rie per Palazzo Chigi? Non penso sia nei suoi progetti. Lui esce da que­sta esperienza con uno standing molto elevato: è, con Napolitano, la personalità politica italiana più autorevole in Europa e nel mondo. Ha rapporti che vanno oltre la semplice simpatia con i principali leader, a partire da Obama.Tutto ciò serve e ser­virà molto all’Italia e alle istituzioni. Voterete la fiducia a Renzi? Si, senza dubbio. Cosa vi ha ferito delle parole del segretario? L’idea della 'palude'. Se c’è uno che ha remato nel­la palude e l’ha superata, quello è Letta. Renzi, in­vece, trova una strada non dico pianeggiante, ma almeno pedalabile. Il Renzi I arriva al 2018? Me lo auguro, ma non ci scommetto. Aver riporta­to Alfano e Casini nell’orbita di Berlusconi signifi­ca una sola cosa: non appena il Cavaliere penserà che sia il tempo di andare a votare, riuscirà ad a­prire la crisi.