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Retroscena. Enrico chiama Matteo: se tratti con Berlusconi uccidi governo e Pd

Arturo Celletti e Marco Iasevoli venerdì 17 gennaio 2014
È una telefonata drammatica. Da una parte Letta, dall’altra Renzi. Il premier usa parole nette, dure, dirette. «Matteo, in quattro mesi Berlusconi uccide il governo e cancella il Pd. Rifletti bene, quel patto sul modello spagnolo è una trappola. Gli stai regalando l’occasione per portare a termine un capolavoro politico. E te rischi di restare travolto in un’operazione senza logica».È il primo pomeriggio. Mancano cinquanta minuti alla direzione del Pd. Letta chiuso negli uffici di Palazzo Chigi capisce fino in fondo i rischi che si agitano dietro «un’intesa impossibile e spericolata». Alla stessa ora, Berlusconi ragiona con i collaboratori più ascoltati e conferma che i sospetti del premier sono fondati: «Renzi non ha la forza per imporre il modello spagnolo. Ci prova lo stesso? Casini e Alfano staccheranno la spina al governo. Sì, scommetto che lo faranno». Non va avanti il Cavaliere, ma il fantasma di un voto anticipato destinato a spingere il Paese in un nuovo pantano prende forma in maniera minacciosa: election day a maggio con il sistema proporzionale disegnato dalla Consulta e con l’incognita di un capo dello Stato che potrebbe dimettersi. Di nuovo ingovernabilità, di nuovo istituzioni allo sbando. Berlusconi rimette in fila le ultime frasi di Renzi. «Un bel lavoro quello del segretario Pd. Ha distrutto Letta, ha calpestato Alfano, ha creato il caos nel suo partito...». Ora al Cavaliere basta poco per completare il "capolavoro": tirare Renzi nella trattativa, illuderlo su un sistema di voto che spazza via i piccoli partiti e poi far saltare, ancora una volta, tutto in extremis. Ecco, questo film sono giorni che scorre davanti agli occhi di Letta. Sono giorni che agita il governo. «Renzi deve capire», ripete il premier. «Deve farlo, deve riflettere sui rischi», va avanti a voce bassa confessando l’ultima speranza: magari è Renzi che sta usando il Cavaliere, magari l’«obiettivo inconfessabile di Matteo è solo raccontare di un dialogo che non c’è per piegare le resistenze di Alfano». Poi, l’accordo vero, quello di maggioranza, quello che porterebbe al patto 2014 e a una legge elettorale a doppio turno accompagnato dal superamento del monocameralismo. Ma ora sono momenti drammatici e nella notte arriva il nuovo incontro Renzi-Letta.