La terra tremava giusto due anni fa, nella Bassa. Era la prima di due scosse micidiali di 5,9 gradi Richter che avrebbero abbattuto abitazioni, chiese, centri storici, capannoni nel «cratere », la bassa Modenese, nel Reggiano, nel Bolognese e nel Ferrarese, nel Mantovano e nel Rovigino. La zona a sud del Po, tra la via Emilia e il West, dove l’ha collocata per sempre Francesco Guccini, non era considerata a rischio perché era dal 1570 che non vedeva sismi, tutt’al più piene, eppure avrebbe conosciuto terrore e morte dopo neppure 10 giorni, il 29 maggio 2012. In tutto morirono 28 persone, 45 mila furono sfollati, i danni ammontarono a oltre 13 miliardi di euro in un’area ricca che da sola, tra industria e agroalimentare, produceva il due per cento del Pil italiano. Il terremoto colpì il cuore produttivo italiano, scrisse qualcuno. Di certo cambiò la psicologia della gente. Oggi 15mila persone, un terzo degli sfollati, sono ancora fuori casa, ospiti di parenti o in alloggi sfitti trovati dalla regione, mentre 1.800 - i più fragili, molti dei quali immigrati - si trovano ancora nei moduli abitativi provvisori, grazioso sinonimo di container, a Mirandola, Cavezzo, Concordia, San Possidonio, Novi, San Felice e Cento. Ieri è passato il Giro da queste parti per ricordare la tragedia. La Caritas italiana arrivò subito dopo la prima scossa e promise la vicinanza della Chiesa. La ribadì papa Benedetto durante la sua visita del 26 giugno 2012.Promesse mantenute. Oggi le comunità, nonostante le difficoltà, tornano a vivere anche grazie all’apporto dei volontari e ai gemellaggi tra diocesi e parrocchie, secondo il modello messo a punto negli anni dalla Caritas che prevede campi di lavoro e la costruzione di centri di comunità, strutture polifunzionali per attività liturgiche, sociali e ricreative. Dove ad esempio celebrare le funzioni religiose, fare scuola e aggregazione. In tutto ne sono stati costruiti 17, l’ultimo inaugurato a novembre. «Anche in questa emergenza – ricorda don Andrea La Regina, responsabile dell’ufficio macroprogetti della Caritas italiana, tracciando un bilancio – la mobilitazione della rete Caritas è stata immediata. La Cei ha stanziato tre milioni di euro per far fronte ai bisogni immediati e attivare i gemellaggi. Ammontano a 10,7 milioni di euro le offerte pervenute alla Caritas italiana che, d’intesa con le realtà colpite, ha avviato la realizzazione di 17 centri di comunità secondo quattro tipologie, da 150 a 330 metri quadrati in riferimento alla popolazione e alle parrocchie coinvolte. Hanno lo scopo di riaggregare e rafforzare il tessuto sociale dando alla comunità cristiana la forza di uscire dalle sacrestie. Mi pare che l’obiettivo sia stato centrato». Centinaia di volontari provenienti da tutta Italia si sono alternati nei turni organizzati dal Coordinamento regionale della delegazione delle Caritas diocesane dell’Emilia Romagna, coinvolgendo 185 parrocchie e 17 zone pastorali. I percorsi proseguono su due binari: la formazione dei volontari che stanno aiutando le famiglie in difficoltà e progetti per dare lavoro temporaneo alle persone più fragili. Per la Caritas questi territori, pur con le criticità del dopo sisma che si sommano a quelle della crisi ecomomica, stanno ripartendo. «Purtroppo la burocrazia – prosegue don La Regina – è complessa quando deve stimare i danni e concedere permessi per ricostruire. Però si è instaurato un buon rapporto con le istituzioni. La regione Emilia Romagna, in particolare, sta gestendo i fondi europei per la ricostruzione destinati a case, aziende e alle chiese di importanza storica». Più della metà delle risorse stanziate (quasi 5 miliardi di euro) è stata impegnata nei progetti di ricostruzione, gli edifici ricostruiti sono 1.572 e il 90% dei 6.345 progetti presentati sono stati approvati e finanziati. Le imprese della Bassa sono già tornate a produrre. I lavoratori in cassa integrazione, inizialmente 40mila, oggi sono 215. Ma le altre ferite sono più dure da guarire e nessuno ha scordato la prima, grande scossa che ribaltò la terra e le certezze di tanti tra la via Emilia e il West.