Elezioni. Emergenza climatica grande assente. Priorità degli italiani, non dei partiti
Chi penserà al clima? Se lo chiedono i giovani ambientalisti dei Fridays for future, il movimento che si rifà all’attivista svedese Greta Thunberg, ma non sono i soli. La parola “clima” diventa ricorrente nelle parole dei candidati in corsa per il 25 settembre dopo l’alluvione delle Marche. Prima della tragedia erano in pochi ad occuparsi – o anche solo a ricordare – di un impegno per contrastare il cambiamento climatico. Anche se quest’anno – forse anche per l’incessante attivismo giovanile e della società civile – il tema “ambiente” in generale occupa molto più spazio rispetto al passato.
Ambiente inteso però come energia, dissesto idrogeologico, risorse idriche, ciclo dei rifiuti, economia circolare e più in generale l’ormai inflazionata 'transizione ecologica': un calderone che raccoglie tutto quanto gira intorno al suffisso 'eco' e alla parola 'green'. Spulciando però in rete e tra i vari siti dei movimenti, non sono molti i passaggi nei piani programmatici dei partiti in corsa che fanno riferimento all’emergenza climatica. Certo si parla molto di energia (che è vero, è strettamente legato al clima) ma non di riduzione dei gas serra o di mitigazione e contrasto ai cambiamenti climatici.
Eppure mancano solo poco più di sei anni per svoltare col riscaldamento globale. Per non superare quel fatidico più 1,5°C dall’era preindustriale, fissato in tutti gli Accordi, a partire da Parigi 2015. E tutto questo con l’area del Mediterraneo che è una delle regioni più colpite dagli effetti devastanti del riscaldamento globale. Non solo in vite umane (come abbiamo visto, appunto, nella tragedia delle Marche) ma anche in Pil e denaro. Eppure l’emergenza clima è al primo posto tra le preoccupazioni degli italiani. Secondo un recente rapporto, il 56% degli intervistati ritiene che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale, ben 11 punti percentuali in più rispetto ai timori generati dalla guerra in Ucraina.
I temi ambientali arrivano prima anche della pur temuta inflazione. Ma da Fratelli d’Italia a tutto il centrodestra, incluso anche i movimenti più centristi, quelli moderati, sembrano dimenticarsene. Si salvano Movimento 5 Stelle e ancora di più Pd, Verdi e Terzo polo (Italia Viva e Azione). Da sottolineare anche la difficoltà di 'navigare' tra i vari programmi (si va dalle poche pagine del Movimento 5 Stelle alle centinaia di Lega e decine di Fratelli d’Italia). «Ci occuperemo dell’ambiente o tutto il resto non conterà» si legge fra le righe del piano di Fratelli d’Italia. Poi però spulciando fra i vari capitoli in realtà la “difesa dell’ambiente e della natura” sembra più orientata a difendere gli interessi del sistema produttivo colpito da anni di crisi. Il piano del movimento guidato da Giorgia Meloni ricorda anche che è necessario “aggiornare e rendere operativo il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”. Ma in che modo e in quali termini e con quali risorse non si sa. Si citano nuovi gasdotti (con la Spagna), nuovi rigassificatori e investire sulla ricerca del nucleare.
La Lega chiede di “superare il vecchio ’ambientalismo’ ideologico, le politiche confuse e contraddittorie di chi vorrebbe fermare il progresso, innescare uno Stato di Polizia e portare il Paese verso la decrescita”. Il partito propone poi di “supportare i processi di decarbonizzazione dell’industria attraverso il sostegno pubblico alle riconversioni industriali che contemplino opere di ripristino ambientale e sostituiscano le fonti fossili con fonti rinnovabili”. E di “incentivare l’introduzione dell’idrogeno e dei bioliquidi nei processi industriali energivori”, assieme all’introduzione di un “fondo per la decarbonizzazione”.
Anche l’Accordo quadro di programma della coalizione di centrodestra (che include oltre a Fratelli d’Italia anche Forza Italia, Lega e Noi Moderati) il capitolo “L’ambiente, una priorità” è il terz’ultimo in elenco (il 12esimo su 15). Si parla di rispettare gli impegni internazionali, di economia circolare, di qualità delle acque, di un programma straordinario delle aree a rischio dissesto, rimboschimento e piantumazione e incentivazione del trasporto pubblico. Ma, ancora una volta, anche qui non c’è nessun riferimento all’attuazione. C’è un po’ più di clima (anche se è poco rispetto alle priorità) e preoccupazione sul surriscaldamento globale nel piano del Movimento 5 Stelle. Sotto il claim“ Società 2000 Watt” la formazione guidata da Conte punta a “un modello sostenibile di consumo energetico per ridurre le emissioni annue di gas serra”. Punto.
Si parla poi di superbonus, e altri bonus di edilizia strutturale, un nuovo superbonus energia per le imprese. Si propongono il “completamento della carta geologica per mappare i territori e prevenire i dissesti idrogeologici”, il contrasto al caro bollette e “stop a nuove trivellazioni e a nuovi inceneritori” (non vengono indicati i metodi per lo sfruttamento delle energie rinnovabili e per lo smaltimento dei rifiuti). Sembra la traccia di un tema dove però manca ancora lo svolgimento. “Energia e Ambiente” è il capitolo che Italia Viva e Azione (i movimenti di Matteo Renzi e Carlo Calenda) mettono in terza posizione nell’elenco delle priorità: nel breve periodo puntano a “raggiungere l’indipendenza dal gas russo”, nel medio di “ridurre del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 con fonti rinnovabili” e nel lungo periodo di “includere il nucleare nel mix energetico per arrivare ad 'emissioni zero' nel 2050”. In totale 5 pagine su 62 sono dedicate all’ambiente, inclusa anche la “transizione ecologica” con meno auto, più fonti rinnovabili, più foreste e fondi contro il dissesto idrogeologico. Si parla anche di crisi idrica ed economia circolare.
Nel Partito democratico c’è la “determinazione di fare della lotta ai cambiamenti climatici un grande motore di rilancio del Paese, nella consapevolezza che il futuro del nostro pianeta, della nostra economia e del nostro benessere sociale sono indissolubilmente legati”. La “transizione ecologica” è uno dei tre pilastri del programma (insieme con lo sviluppo sostenibile) e si traduce in: riforma fiscale verde, una legge quadro sul clima e un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico; un piano nazionale per il risparmio energetico oltre all’introduzione di una premialità fiscale per le imprese a elevato rating Esg (ambientale, sociale e di governance) e la progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente. Il Partito democratico punta anche al “monitoraggio e la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti – in particolare ponti, viadotti e gallerie – attraverso azioni programmate di manutenzione e adattamento alle pressioni indotte dai cambiamenti climatici”.
Anche Verdi-Si per la coalizione di centrosinistra parlano di una proposta di leggequadro sul clima (lo strumento legislativo adottato da molti paesi europei) “da approvare entro i primi 100 giorni di governo”. Nessun riferimento sulla legiferazione climatica invece nel programma di centrodestra, di Movimento 5 stelle e di Calenda. La visione ambientale di Emma Bonino (+Europa) ha infine un 'respiro europeo' anche se il capitolo “Ambiente ed energia” è il penultimo (l’ottavo punto su nove) del programma in pillole e include anche la promessa per la “realizzazione di impianti di rigassificazione e di un termovalorizzatore per il Comune di Roma”.